30/04/15

AVENGERS – AGE OF ULTRON (di Joss Whedon)



Seconda reunion per la posse dei Vendicatori: sempre più numerosi, sempre più incazzati e più maragli che mai.

Nonostante le gigantesche aspettative al riguardo, sulle effettive qualità del primo capitolo avrebbero scommesso davvero in pochi: troppi soldi, troppi attoroni famosi, troppe storie da gestire; troppi ingredienti da amalgamare. TUTTO-TROPPO-GROSSO per poter funzionare e stare assieme senza scoppiare; invece, è venuto fuori uno dei più spettacolari, fracassoni e brillanti film d’azione degli ultimi anni; sul secondo capitolo, al contrario, chiunque avrebbe investito buona parte della propria pensione: ottima storia di partenza, cast ampiamente rodato, regista pure. Ora, non voglio assolutamente dire che chi ha scommesso su “Age of Ultron” abbia perso la posta in palio; mi permetto solo di rilevare che, se il primo Avengers aveva ampiamente superato ogni più rosea aspettativa, il secondo, almeno per il sottoscritto, ne è stato leggermente al di sotto.

Giuro! Non voglio fare della polemica gratuita; ce ne fosse in giro di roba come “Avengers 2”! Tuttavia, l’importanza planetaria del progetto e i numeri stratosferici del film impongono alcune considerazioni di fondo.

Innanzitutto, è necessario liberare il campo da ogni valutazione che non muova dal fatto che stiamo parlando di un film di azione con supereroi in costume che se le danno di santa ragione. E, in secondo luogo, che stiamo parlando di un film Marvel.


Anche i non iniziati sanno vagamente cosa aspettarsi da un film di super-eroi, o, quanto meno, possono immaginarselo: tanti effetti speciali, combattimenti pazzeschi, costumi coloratissimi, super-cattivi e tanta, tanta, tanta adrenalina.
Non tutti, invece, si sono posti il problema di cosa possa rappresentare un film di super-eroi, al di là ed oltre i suddetti aspetti formali: il conflitto tra giustizia e vendetta; l’accettazione del diverso; la libertà in contrapposizione alla sicurezza; la legittimità e i limiti dell’impiego della forza; la responsabilità del potere; la solitudine del giusto; la conoscenza del sé… inutile elencare tutti i temi affrontati in quasi un secolo dai fumetti di super-eroi. Vi basti pensare che, in mezzo a tanta robaccia pulp e avventure sgangherate e divertentissime, c’è anche roba come “Watchman”, che è stata addirittura insignita del famoso premio letterario “Hugo ed è stata inserita, unica tra le graphic novel, tra i primi 100 romanzi in lingua inglese secondo Time Magazine.

Quello che ancor più persone non sanno, è che esistono differenze abissali tra le diverse produzioni editoriali e che ignorare completamente queste differenze può impedire di trovare il prodotto più adatto al proprio gusto o, semplicemente, può contribuire a beccare sempre quello sbagliato.
Nel variegato e sterminato mondo dei comics e delle graphic novel, conoscere almeno superficialmente la filosofia, la politica e l’attitudine di una casa editrice conta quasi più di conoscere le caratteristiche di un particolare autore o di un particolare super-eroe. Ad esempio, potete anche ignorare chi sia John Constantine e non aver mai letto nulla scritto da Alan Moore o da Jamie Delano, ma sapere che Hellblazer è edito dalla Vertigo, costola editoriale della DC Comic, può già indirizzarvi a scegliere comunque un suo albo, sempre che siate interessati ad affrontare tematiche adulte, violenza senza filtri e linguaggio scurrile.

 
Da questo punto di vista, ignorare cosa sia il marchio Marvel (a parte il fatto di essere, semplicemente, una delle più importanti industrie del fumetto e dell’intrattenimento di tutti i tempi) e cosa distingua i suoi prodotti da quelli di altri competitor, quali, ad esempio, la DC Comic, può creare confusione, delusioni, ambiguità e disaffezioni.

Per capirci: adorare il cinema di Carpenter o essere fan sfegatati della saga di “Mad Max” e “Akira", non significa, automaticamente, apprezzare anche i film di Steven Seagal. Eppure sono tutti degli action. Allo stesso modo, se “Trinità” è il vostro film preferito, non è affatto detto che amiate allo stesso modo i western di Peckinpah.

Per la maggior parte del pubblico generalista, composto per la maggior parte da appassionati di blockbuster o da semplici curiosi mossi dalla hype del fenomeno, andare a vedere il Batman di Nolan è uguale a spararsi la trilogia di Ironman.
Questo, talvolta, rischia di tradire alcune aspettative, dal momento che i due prodotti, pur appartenendo al medesimo genere, sono guidati da matrici e filosofie assai differenti. Per tale ragione, può capitare che chi si è fatto ammaliare dalle tetre e gotiche atmosfere del cavaliere oscuro, possa rimanere deluso dalla pacchiana spacconeria di Tony Stark. E viceversa, naturalmente.

I film della Marvel, in genere, sono prodotti realizzati dannatamente bene, votati quasi sempre al sano divertimento e ispirati al più puro entertainment (anche se, con il secondo Cap e il secondo Thor, i toni hanno virato decisamente verso il lato oscuro della forza). Quelli della DC Comics, dal canto loro, sono altrettanto spettacolari e grandiosi sotto il profilo della realizzazione, anche se tendono maggiormente verso l’intimismo, affrontano tematiche più “adulte” e mettono in scena una rappresentazione della violenza meno fracassona e più realistica.

Non sono un nerd dei fumetti; confesso di aver letto la mia buona dose di albi Marvel, DC e compagnia cantanti, ma, se devo dire di conoscere a memoria i relativi mondi, universi e realtà alternative e tutte le innumerevoli trame, sotto-trame, crossover e reboot che li contraddistingue, direi una balla colossale.

Per chi ne sa ancor meno di me, in ogni caso, potrei semplificare dicendo che Marvel gioca più sulla carta del “massì, ciò i superpoteri e mi diverto un mondo ad usarli”. Se sei Thor, te ne sbatti il cazzo di essere plausibile: insomma, vieni da Asgard e sei figlio di Odino e c’hai Idris Elba a farti da guardiano del Regno… per cui, se qualcuno ti percula per il fatto che indossi un mantello rosso o l’elmo alato, ti basta semplicemente far roteare il martelloneDC Comics, al contrario, inventa supereroi che, in qualche modo, devono risultare credibili e che si mettono un sacco di problemi esistenziali: Superman e Batman sono i nomi più celebri e famosi di un universo fumettistico (DC Comics) dove ai caledoscopi sbiruluccicosi si prediligono atmosfere fosche e colori molto più cupi.

 
DC, infatti, va a nozze con personaggi tormentati, sofferenti, soli e disperati, che fanno della lotta al male una sorta di cura e rimedio al proprio malessere interiore e alla propria profonda solitudine.
Superman è un alieno timido e buono, ultimo superstite della propria razza, il quale, invece di passare le giornate a guardare attraverso i vestiti delle tipe con la supervista e a stabilire come conquistare il mondo e sottomettere gli umani, decide di indossare i panni del tenero Clark Kent e deprimersi nella fortezza di Ghiaccio. Bruce Wayne, d’altro canto, se la passa anche peggio. Mica per niente è diventato il cavaliere oscuro: orfano, incazzato, vendicativo, feroce e spietato. Christopher Nolan (sulla scia di Frank Miller) ne ha fatto un eroe tormentato e moderno, decadente e fosco, violento e sofferente. Batman, come Superman, trova la propria forza nella propria solitudine. Quella dell’eroe mascherato è una vita per esseri straordinari, ma anche soli, disperati, dannatamente concentrati e votati alla causa. Ma ve lo vedete uno come Tony Stark a meditare per mesi al Polo dentro una grotta di ghiaccio? O a contemplare il mondo da solo sul gargoile di un grattacielo? Sticazzi! Tony Stark, smessa la corazza di Ironman, è già il leader del prossimo party con dieci bravissime al seguito. Pèppèpèppèppèppèèèèè

Se mi consentite un azzardato parallelo musicale, la Marvel costituisce un incrocio tra la psicadelia dei Grateful Dead, la “leggerezza impegnata” dei Beatles e lo zarrume di tutto l’hair rock degli anni ’80; la DC Comics, invece, raccoglie tutta l’allegria dei Joy Division, il disimpegno di Bob Dylan ed i colori sgargianti dei Cure.

Ovvio, con mille eccezioni e con mille-mila sfumature, ma, tutto sommato, il paragone si fonda su queste sostanziali differenze. Non c'è un modo migliore e uno peggiore per trattare i super-eroi. Esistono diversi approcci, tutti validissimi, ognuno dei quali ha dato luogo ai propri capolavori. Sta a voi scegliere quello che maggiormente si confà ai vostri gusti.

Quindi, nessuno scandalo se gli “Avengers” non siano in linea con la saga di Nolan e vogliano invece limitarsi a divertirsi e a far divertire il proprio pubblico. Niente di sbagliato nelle frecciatine, nelle battute e nelle smargiassate… Ripeto, se fossi Tony Stark o il re di Asgard, di sicuro non farei il timido e passerei le giornate a rimorchiare bravissime e a dar sfoggio del mio super-martellone…


Ecco perché ha molto poco senso lamentarsi del fatto che film come “Guardiani della Galassia” e “The Avengers” non siano abbastanza seri e plausibili…. Posto quanto già detto sulle enormi differenze che passano tra un eroe Marvel e uno DC Comics… PLAUSIBILI???? Ma volete veramente venirmi a raccontare che siete andati a vedere un film su una crew di ex criminali spaziali composta, tra gli altri, da un procione col mitra, un albero antropomorfo e un’acrobata-assassina dalla pelle verde… e ne siete usciti delusi per la mancanza di sufficiente credibilità??? Se decidete di investire 10 euro per vedere la royal rumble tra alieni conquistatori mutaforma, esseri semi-divini usciti di pacca dalla mitologia norrena, super-pimpati soldati della seconda guerra mondiale ripescati nei ghiacci del Polo Nord, miliardari con elettromagneti impiantati nel petto alla guida di armature volanti e scienziati bombati di raggi gamma che, al minimo scazzo, si trasformano in creature mostruose impossibili da fermare… non potete assolutamente uscirvene con frasi del tipi: "ok, tutto molto bello e spettacolare, ma un po' troppo poco plausibile"...

Signori miei, non è la Marvel che ha tradito le vostre aspettative; siete VOI, piuttosto, che non sapete nemmeno scegliere che cazzo di film andare a vedere.
Chiusa la parentesi, veniamo a noi.

In questo nuovo capitolo, Ironman, Thor, Hulk, Captain America, Black Widow e Hawkeye sono di nuovo insieme a fronteggiare una nuova terribile minaccia. Al loro fianco si aggiunge tutta una serie di nuovi e straordinari personaggi, che vanno ad arricchire il già assai affollato universo Marvel.

La formula di “Age of Ultron”, sostanzialmente, è la stessa di “The Avengers”: tanta azione, tanto testosterone, tante battute, grossi problemi, tanto cuore e tutti insieme contro il male!!!!



Il problema di “Avengers 2” è che i temi trattati, le dinamiche che si innescano tra i vari personaggi, i nemici da affrontare e il ruolo stesso dei Vendicatori si adatterebbero molto meglio ad un film di stampo DC Comics, piuttosto che ad un Marvel puro.

Non voglio far incazzare nessuno, specie quelli molto più preparati di me – che invito caldamente ad intervenire per dire la propria sul tema – ma mi sembra che i toni scanzonati e tutto sommato leggeri che facevano la forza del primo film, mal si adattino a temi molto più drammatici e complessi quali quelli messi in scena nel secondo Avengers. Non è un caso, infatti, che i riuscitissimi capitoli due di Captain America e di Thor (molto più crepuscolari, come detto, della media Marvel), siano meno votati alla spacconeria e adottino invece un linguaggio ed un tono più consoni ai temi trattati.

Mi spiego. “The Avengers”, a conti fatti, conteneva tutti i migliori ingredienti per il perfetto film Marvel: oltre ai super-colorati super-eroi ed i loro smisurati super-io, infatti, avevamo: Nick Fury e lo S.H.I.E.L.D,.; la minaccia di un’invasione aliena (i Chitauri); portali spazio-dimensionali; misteriosi manufatti cosmici (il Tesseract). Aggiungete, poi, che Loki, da solo, poteva reggere almeno una trilogia di film e che il suo personaggio costituiva uno dei migliori villain di tutti i tempi. Inoltre, le continue battute e le varie frecciatine tra i vari eroi, e tra questi ed i loro nemici, erano sempre azzeccate e scandite al metronomo come nei migliori film di Shane Black. Il primo Avengers, insomma, era perfetto: battute giustissime al momento giustissimo; sequenze di pura spettacolarità retinica (l’entrata in campo del gigantesco mostro alieno); sani conflitti testosteronici tra i protagonisti, pronti a sciogliersi in amicizia virile in salsa bromance per il bene dell’umanità… insomma, c’era la guerra e loro avevano i Chitauri, ma noi avevamo gli Hulk e gli dei vichinghi…

Il secondo capitolo, invece, ha ambizioni molto più adulte e temi molto più seri: gli screzi tra i Vendicatori non si limitano alle semplici battute su chi ce l’ha più lungo, ma diventano questioni molto più profonde, che pongono pesanti ed inquietanti domande sul significato ontologico dell’essere un Avengers e di quali debbano essere i limiti del loro agire. Con questo capitolo, tra l’altro, si sono ampiamente piantate le basi per roba forte come “Civil War” e “Infinity” per cui c’è da credere che la sterzata verso la serietà e la drammaticità sia tutt’altro che finita….
Ma c’è di più. C’è il tema dell’Intelligenza Artificiale, che sicuramente è arci-usato e stra-abusato, ma che si mischia con l’ubris creativa dell’uomo che non solo si sente dio, ma che genera e inventa creature divine per porre rimedio ai suoi stessi errori.

E poi il personaggio di Visione (SPOILER), che nel fumetto originale era un essere creato da Ultron per vendicarsi degli Avengers, mentre nel film di Whedon diviene una creazione di Tony Stark, Bruce Banner e Thor.
Questa scelta, al di la delle esigenze di sceneggiatura, alza notevolmente il livello esistenziale dei temi trattati. Un conto è combattere contro una forza aliena che vuole impadronirsi di un manufatto asgardiano… un altro è interrogarsi se abbia senso costruire macchine così intelligenti da volere il nostro sterminio per la pace del mondo... per poi costruirne un’altra, potente come un dio e ingenua come un neonato, per provare a fronteggiarla. Qual è il limite a cui possiamo spingerci? È legittimo difenderci costruendo armi sempre più devastanti e pericolose? Qual è il prezzo della pace e della sicurezza? DC si era già meravigliosamente domandata chi controllasse i controllori… il dubbio è se domande così importanti possono essere compatibili con il linguaggio, i toni e le dinamiche del tipico film Marvel.


Ecco, il punto è proprio questo. Marvel ha il proprio stile e fa da dio a fare quello che fa. Lo stesso vale, ovviamente, anche per DC; anche se la seconda segue strategie e logiche decisamente meno ben organizzate e pianificate della prima (ma questo è un altro discorso, che affronteremo forse in un altro post).
Il problema di “Avengers 2” è quello di aver affrontato temi tipicamente DC con il solito stile Marvel.

Ribadisco, non sono un esperto di fumetti, ma ammetto che il Batman di Nolan (cupo, nero e rabbioso) funzionava molto meglio di quello di Schumacher (coloratissimo e fumettoso) proprio per i temi che trattava. Non conosco i fumetti dell’uomo pipistrello delle origini, ma l’idea “milleriana” di farne un cavaliere oscuro animato da vendetta e destinato alla solitudine mi piaceva moltissimo e il film di Nolan (a parte il finale un po’ accomodante) riusciva a renderlo alla perfezione. I due Avengers, pur avendo gli stessi personaggi, nascondono invece due anime molto diverse. Per tale ragione, l’aver impiegato lo stesso stile e lo stesso registro per entrambi ha esaltato il primo ed ha penalizzato inevitabilmente il secondo. Per il sottoscritto, molte battute di “Age of Ultron” non funzionavano a dovere non tanto perché non fossero divertenti in sè, ma perché risultavano incoerenti con quello che stava avvenendo sullo schermo. Anche sul fronte della fruizione, il film paga lo scotto di una trama troppo complessa, articolata attraverso troppi personaggi e troppi intrecci, che finisce col tirare tutto via perché, alla fin fine, siamo tutti qui per le scazzottate di Hulk!

Questo tema, queste domande e questi problemi si sarebbero meglio adattati al registro di Nolan (geniale nel gestire e far scorrere sceneggiature complessissime), piuttosto che a quello di Whedon (molto più a suo agio con toni più leggeri e con una maggior libertà di inventare e uscire dal seminato). A prescindere da chi preferiate, a ciascuno il suo!


Non ce l’ho in alcun modo (anzi!) con i film di supereroi che non risultano plausibili o che sono troppo cazzoni. Mi spiace, invece, se un film che si carica di contenuti importanti e di domande scomode (non importa se poste attraverso supereroi in costume di flanella) non riesca poi a farle risaltare nel modo migliore, perché troppo preoccupato di far saltare tutto per aria nel modo più divertente e spettacolare possibile.

Il film di Whedon contiene scene d’azione strepitose, momenti di pura esaltazione adrenalinica, ma anche pesantissimi buchi di sceneggiatura e di trama. La storia si ingarbuglia in troppe occasioni,  dilungandosi inutilmente in fasi tutto sommato marginali e tirando via momenti viceversa cruciali. Gli stessi Vendicatori, a conti fatti, appaiono meno pimpanti del solito e decisamente fuori contesto. Stark gigioneggia al minimo sindacale; Cap dice addirittura le parolacce; Thor sparisce senza un motivo per almeno metà del film e poi, sempre senza un motivo, torna e si mette a giocare al dr. Frankenstein... per non parlare di Black Widow, la quale passa inspiegabilmente da feroce e spietata assassina a tenerona con gli occhi a cuoricino che soffre tanto tanto... e non perchè strappata a forza dalla propria famiglia e addestrata dal KGB a diventare una insensibile macchina da guerra, ma perchè quei cattivacci le hanno negato la gioia di diventare madre (che poi, me la vedevo a chiamare la baby-sitter ogni volta che c'era da eliminare qualcuno o fronteggiare una minaccia cosmica...); per non parlare del povero Hawkeye,  trasformato in una sorta di Charles Ingalls con l'arco.

Avengers 2” è un film molto divertente, estremamente spettacolare, fracassone e sicuramente vincente sul fronte del botteghino, ma costituisce anche una grossa occasione mancata per dimostrare che un film d’azione con i supereroi può essere anche qualcosa di più di Hulk che fa a sportellate con Hulkbuster (che pure è tanta roba). Ovvio, non è affatto obbligatorio e non è nemmeno necessario; anzi! Abbiamo già detto che il primo capitolo era assolutamente perfetto proprio perchè non aveva alcuna vocazione alta o altra rispetto al più legittimo e sano having fun. Tuttavia, se decidi di mettere certi ingredienti nel tuo film, allora credo che sarebbe opportuno provare a dar loro il giusto peso. Altrimenti, ci sono un sacco di manufatti alieni, gemme della saggezza e procioni tamarri col mitra che possono tornare utili alla causa del sano divertimento, senza dover scomodare chissà quali problemi esistenziali.



GIUDIZIO SINTETICO: La Marvel funziona molto meglio quando "si limita" a fare la Marvel.

VOTO: 6+




1 commento:

  1. Ottima analisi, che condivido in pieno.
    Avrebbe dovuto essere più Avengers e meno minestra riscaldata con pistolotti filosofici piazzati in punti apparentemente strategici.
    Peccato.

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