01/02/13

LOOPER (di Rian Johnson)



Il futuro, per una volta, non si riduce allo skyline di grattacieli vertiginosi, luci al neon, junk food orientale e pioggia acida. Il domani vaticinato da Rian Johnson è un qualcosa di molto simile al nostro presente: strade trafficate, tanto cemento, automobili che ancora viaggiano sulle quattro ruote (anche se ci sono delle specie di moto volanti). I ricchi sono sempre di meno e sempre più ricchi; i poveri sono sempre di più e sempre più poveri. I barboni hanno gli stessi diritti degli scarafaggi e suscitano le stesse simpatie dal momento che è praticamente lecito sparargli.
Scarsezza di risorse, grigiume urbano, violenza e miseria: questo futuro somiglia molto al fratello sfigato del nostro presente ed è quanto di più plausibile si sia visto sugli schermi negli ultimi tempi.

Ma siamo dentro un film di fantascienza e qualche cosa di strano bisogna pure inventarsela (a parte le moto volanti)... Joe (Joseph Gordon-Lewitt) è un killer che lavora per la malavita. Solo che lui vive nel 2044, mentre i suoi datori di lavoro sono di trent’anni avanti nel futuro. Nel 2074, infatti, sarà possibile, anche se rigorosamente proibito, viaggiare nel tempo.
Del 2074 sappiamo poco, ma quel poco è già abbastanza: sappiamo della macchina del tempo; sappiamo che tutta la malavita sarà agli ordini di un unico potentissimo boss, Rainmaker, dotato di devastanti poteri telecinetici; e sappiamo che la tecnologica renderà praticamente impossibile sbarazzarsi di un cadavere senza lasciare tracce.
Ora, come potete immaginare, il fatto di non poter più uccidere impunemente è un problema di non poco conto per il crimine organizzato. Ma la malavita è sempre un passo avanti (anche se in questo caso dovremmo dire indietro) a qualunque apparato governativo. Perciò, nel 2074, quando si deve far fuori qualcuno, in barba ad ogni divieto lo si spedisce nel passato, nel 2044 appunto, ove un impassibile killer (chiamato looper) farà il lavoro sporco in cambio di qualche lingotto d’argento (che, al contrario dei soldi, è valuta sempre attuale) di cui il malcapitato viaggiatore temporale sarà stato imbottito. Il piano, nella sua semplicità, è abbastanza geniale: provate un po’ voi a ritrovare un cadavere nascosto in un’altra dimensione temporale!

I looper, dunque, sono la risposta più efficiente alla crisi del mercato del lavoro: cosa c’è di meglio, infatti, che servire i padroni di domani?
Ma non è tutto semplice come sembra: il contratto del looper prevede che al killer del 2044 possa essere richiesto di "chiudere il proprio cerchio" (il “loop”, appunto), ossia uccidere il se stesso del 2074 appositamente fatto tornare indietro nel tempo. Questa è l’unica garanzia di eliminare, definitivamente, ogni possibile collegamento coi mandanti del futuro.
Chiudere il cerchio significa diventare ricchi e potersi permettere di vivere il tempo che rimane assolutamente alla stragrande (anche se significa darsi una precisa data di scadenza).
Non farlo implica l’immediata terminazione da parte dell’organizzazione criminale gestita da un certo Abe (Jeff Daniels), un malavitoso del futuro appositamente tornato nel passato proprio per gestire i looper.


Il Joe del 2074 ha la faccia di Bruce Willis. Ha smesso di ammazzare gente, vive in Cina ed è innamorato di una donna che lo ha salvato nell’anima e nel corpo.
Rainmaker, per ragioni che rimarranno ignote, ce l'ha a morte con i looper e, raggiunto il vertice della piramide criminale, ordina l'immediata chiusura di tutti i loro cerchi.
Quando tocca al vecchio Joe, le cose non filano proprio liscie ed a farne le spese è la sua amata compagna che finisce morta ammazzata (e questa è una piccola/grande incongruenza logica dal momento che le premesse erano proprio quelle che nel futuro non si poteva uccidere nessuno).
Incongruenza o meno, il fatto è che la cosa fa girare parecchio le scatole al vecchio Joe che non può proprio mandare giù il fatto di essere il responsabile dell’uccisione dell’unico amore della propria vita.
L’unico modo per rimediare agli errori del presente è quello di tornare nel passato (ricorda niente?) e fare fuori il bambino (ricorda niente?) destinato a diventare il futuro Rainmaker, ossia colui che commissionerà la chiusura del suo cerchio e provocherà la prematura morte della sua compagna.

Il vecchio Joe, scortato dagli aguzzini alla macchina del tempo, riesce a liberarsi e, dopo averli fatti secchi, si spedisce nel passato ove lo sta attendendo l'ignaro se stesso pronto a servirgli l'oblio a suon di pallettoni. Quando al giovane Joe apparirà il bersaglio e riconoscerà in esso il proprio volto invecchiato di trent'anni cominceranno i guai seri. E non perché il giovane abbia delle remore ad eseguire il lavoro. Il fatto è che il vecchio ha una missione da compiere e non ci sta proprio a farsi ammazzare prima di averla portata a termine. Trovarsi improvvisamente a tu per tu con il proprio sè del futuro non è proprio roba che lascia indifferenti e Willis, approfittando dell'attimo di comprensibile esitazione del ragazzo, atterra il looper e riesce a fuggire.


Da qui in avanti la pellicola si fa davvero interessante. I ruoli di preda e di predatore si fondono e si confondono continuamente.
Il giovane dà la caccia al vecchio. Il vecchio al bambino. La mala ad entrambi. Il vecchio deve evitare il giovane, ma anche impedire che questi venga ucciso (per non farne le spese lui stesso). Il ragazzo si troverà casualmente a proteggere la vita del bambino destinato a diventare Rainmaker e scoprirà i suoi devastanti poteri telecinetici (ricorda niente?). L’epilogo sarà roba tosta.

Certo, il film non è proprio esente da qualche grossa incoerenza logica (la morte della compagna cinese del vecchio Joe), da alcune forzature a livello di sceneggiatura (il fatto che, tra tutti i posti possibili, il giovane Joe trovi rifugio proprio nella casa del futuro Rainmaker), e da gravi buchi di trama (su tutti, le inspiegabili ragioni dell'odio di Rainmaker per i looper), anche se, tutto sommato, il plot appassiona e le piccole/grandi incongruenze non interferiscono con il piacere della fruizione.

La domanda che sorge spontanea davanti a queste genere di prodotti è una sola: perché, dopo aver già visto "Terminator", "Akira", "Ritorno al futuro" e "Timecrimes" (solo per citare i più espliciti riferimenti di "Looper") dovremmo andare a vedere l’ennesimo film sui paradossi temporali, sui viaggi nel tempo, su bambini-mostro telecinetici e sulle bizzarre conseguenze di un ipotetico incontro col se stesso di un’altra epoca?

Perché “Looper” è un film intelligente ed originale (non tanto nei temi, ma nel modo di metterli in scena).
Perché c’è Bruce Willis (e scusate se è poco).
Perché finalmente ci affranchiamo dall’idea che il futuro possa solo essere quello di Blade Runner.
Perché i viaggi nel tempo sono una figata pazzesca.
Perché la scena iniziale è semplicemente strepitosa.
Perché la conclusione è un pugno nello stomaco e non è affatto scontata.
Perché il piccolo Pierce Gagnon è veramente un fenomeno.
Perché la fantascienza può essere fatta anche senza astronavi che volano e città che esplodono.
Perché la fantascienza non sono gli effetti speciali.
Perchè la fantasceinza serve a porre domande e non a dare risposte.
Perché sapere se mi farò o meno la barba con un rasoio laser non è fantascienza (e in "Looper", grazie a dio, non ci sono rasoi-laser).
Perché “Looper” è un grandissimo film d’amore.
Perché Rian Johnson è il regista dell’episodio “Fly” di "Breaking Bad".
Perché è ancora possibile fare sano cinema d’azione senza vendere l’anima agli Studios.
Perché è possibile fare cinema intelligente senza rinunciare a divertire il pubblico.
Perché è possibile fare tutto ciò con un film che ha già guadagnato il quadruplo di quello che è costato.


Looper” è un film leggero che tratta temi importanti. Non è “Matrix” e nemmeno “Blade Runner”, non è “Solaris” e nemmeno “2001: Odissea nello spazio”. Però è cento volte meglio della maggior parte dei blockbuster hollywoodiani che vi hanno proposto negli ultimi dieci anni.
È un film che riflette, con la giusta leggerezza, sull’importanza delle nostre scelte, sul conflitto tra determinismo e libero arbitrio. È un film che ci dice che il futuro non è mai scritto (nemmeno quando c’è già stato) e che ciò che saremo o non saremo domani dipende da quello che facciamo o non facciamo oggi.

GIUDIZIO SINTETICO: Non un capolavoro, ma è comunque una piccola chicca. Da vedere

VOTO: 7










1 commento:

  1. Nella mia personale classifica ho dato addirittura 8 a looper. Un voto alto, senza dubbio, ma un voto che viene da una lunghissima storia di visioni fantascientifiche di ogni genere e sorta e che trova la sua ragione nel fatto che il film mi ha appassionato: non ho sentito il bisogno di fare altro, di mettere su una ribollita senza paura di perdermi una scena, di guardare vicino vicino lo schermo per trovare il difetto sull'effetto speciale che è l'unica anima del film. No, mi sono seduto e me lo sono guardato. E mi sono divertito perchè la storia è figa, i personaggi sono credibili (Bruce Willis può fare anche Garfield per me) e due ore passano dentro una faccenda che cerchi di capire come andrà a finire.
    Bello davvero.
    Un film che dà risposte senza lasciare aperti altri improbabili capitoli.
    E consegna una certezza: se ho un figlio come Pierce Gagnon mi compro il caveau di Fort Knox e mi ci chiudo dentro. Che paura in quegli occhi. Ma come fanno??????????

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