14/05/13

THE MAN WITH THE IRON FIST (di RZA)




Allora, se vi dico che questo film è un wuxiapian, con uno dei protagonisti principali interpretato da Russell “ormai non me ne frega più un cazzo della linea, tanto sono ricco” Crowe e girato da RZA, uno dei più importanti autori Hip Hop dell’ultimo ventennio, nonché leader dei Wu-Tang Clan e curatore di colonne sonore da paura tipo "Ghost Dog" e "Kill Bill", voi che cosa mi direste?

Cultura-gangsta-mischiata-ad-immaginario-wuxia-in-una-classica-trama-western??? Bellissimo! Bavissimo! Bis!

Appunto! Finalmente un film che non si prende sul serio; in cui tutti pensano solo a divertire e divertirsi; in cui ogni personaggio è svaccato al punto giusto; in cui tutto è eccessivo, bulimico, sopra le righe e bello, bello, bello maraglio.

La trama potrebbe essere quella di un qualsiasi spaghetti western degli anni ’70 con qualche incursione nella blaxploitation e con l'aggiunta di suggestioni shaolin (seguono un botto di spoiler, ma se guardate un film come questo per apprezzarne i delicati intrecci di trama forse avete da farvi qualche seria domanda): un fabbro di colore (RZA) è innamorato di Lady Silk (Jamie Chung), una concubina che lavora al Pink Blossom, il bordello della città gestito da Lucy Liu.

La città si chiama Jungle City ed è il canonico postaccio in cui il forte prevarica il debole e in cui un sacco di brutti ceffi vivono tutti insieme appassionatamente.
Due clan, in modo particolare, sono in lotta tra loro. Il tutto fa molto East Coast vs. West Coast. Solo che al posto di Tupac e Notorious ci sono il clan dei leoni contro quello dei lupi. I primi si distinguono per dei bulbi improbabili che sembrano criniere; i secondi indossano le pelli degli animali da cui hanno preso il nome. Il nostro beniamino, il fabbro, nel dubbio produce armi per entrambi (a lui che cazzo gliene frega…? Vuole solo riscattare la bella Lady Silk).

Nel frattempo, l’imperatore ordina al clan dei leoni di proteggere il suo oro che passerà proprio dal villaggio. Quale migliore occasione per un bel putiferio? Leone d’oro, il capo dell’omonima crew, viene ucciso a tradimento da Leone d’argento e da Leone di bronzo, intenzionati a fare proprio l’oro dell’imperatore. Al loro servizio c’è un gigante capace di trasformare il proprio corpo in metallo scintillante interpretato da Dave Bautista (no, dico, Dave Bautista!!!), il quale viene incaricato di ammazzare X-Blade (un tizio con lame che gli escono dappertutto). Quest’ultimo, essendo il figlio di Leone d’oro, potrebbe infatti risentirsi per la morte del padre, rivendicare la legittima successione a capo-clan dei leoni e rovinare i diabolici piani di Leone d'argento. Il piano riesce a solo a metà: proprio sul più bello, Bautista si distrae un attimo ed il fabbro, senza averlo deciso prima e senza una ragione apparente, salva X-Blade (Rick Yune) da una brutta morte.


L’oro, finalmente, giunge in città scortato da due simpaticissimi gemelli ninja-assassini che fanno dei numeri pazzeschi avvitandosi in aria e lanciandosi grazie all’ausilio di due apposite lame a forma di tao… La loro resistenza sarà gloriosa, ma la loro fine sarà poco piacevole.
Impadronitosi dell’oro, Leone d’argento acconsente a nasconderlo nel bordello di Lady Blossom in cambio di una discreta percentuale. All’accordo, seguono poco casti festeggiamenti tra le braccia delle concubine.
Ma non tutto è come sembra: la maitresse, in realtà, sta organizzando con qualche secolo di anticipo la rivoluzione sessuale e la propria interpretazione del femminismo e mette in piedi un bel trappolone contro il clan dei leoni.

Ad un certo punto scoppia il finimondo e Bautista inizia a schiacciare concubine contro le pareti come povere zanzare.

E Russell Crowe…? Tranquilli, “Ciccio” Crowe è nientepopodimeno che Jack Knife, un inglese che praticamente vive dentro il bordello, passa le giornate a bere e scopare come se non ci fosse un domani… e, invece, sarà uno degli eroi del film con tanto di coltello sputa-proiettili.



E i pugni di ferro…? Ci sono, ci sono… come detto RZA, ad un certo punto, fa una cazzata (tipo salvare X-Blade dalle grinfie di Bautista) ed il gigante di ghisa, per punizione, gli strappa entrambe le braccia dal corpo e lo lascia rantolante a meditare sui grandi problemi dell'esistenza… Ma lui non muore, Yo! No! Yo! perché lui è un brotha, Yo! che come tutti i brotha c’ha nel sangue la voglia di libertà, Yo! e solo un badass nigga ex schiavo come lui conosce il prezzo della libertà, “iu-no-uot-ai-min?”, per cui, Yo!, con l’aiuto di Jack Knife e di X-Blade, forgia due enormi pugni di ferro che si impianta negli avambracci. Yo! Yo! Yo! C'mon mutherfuckaa...C'mon!!!

L’improbabile trio, come da programma, farà fuori tutti i cattivi e il bene trionferà sul male.

Dio bono che roba! Due ore riescono a malapena a contenere una trama allo stesso tempo semplicissima (la classica rapina al carico d’oro) ed ingarbugliatissima (decine di personaggi, un sacco di sottotrame, un guazzabuglio terribile di alleanze, vendette e tradimenti).
Il film doveva durare il doppio ed uscire in due capitoli separati, ma qualcuno deve aver spiegato a RZA che lo aveva già fatto, e meglio, un certo Tarantino, per cui era preferibile tagliare a caso qua e la, che tanto il film stava in piedi benissimo lo stesso.


Ed era vero!!! Il film è un piacere per gli occhi e un gran divertimento. RZA ha il grande merito di conoscere da dio la materia (ha praticamente creato i Wu-Tang Clan – mica i Jackson five – solo per poter inserire, tra un pezzo e l’altro, citazioni da vecchi film di arti marziali che guardava da piccolo su Telesanterno…) e di non prendersi mai troppo su serio.

Il cast è talmente improbabile da risultare perfetto (soprattutto Russell "c'ho uno stomaco che fa provincia" Crowe mi ha fatto sbudellare dal ridere); i costumi, poi, sono talmente brutti da sembrare usciti da un vero wuxiapian e le busserie hanno quel retrogusto nostalgico dei vecchi film di Bud Spencer e Terence Hill

Certo, se volete parlare di Cinema, di Avanguardia, di Postmodernismo, di citazionismo colto, di rinnovazione del genere, di linguaggio cinematografico, di gestione accurata dei tempi e del quadro d’insieme e, più in generale, di come si organizza un montaggio e di come si scrive una sceneggiatura… beh, allora avete proprio delle belle pretese e siete proprio i classici fighetti spaccamaroni sempre pronti a criticare tutto e tutti; ve lo dico io cosa siete: siete dei saputelli maigoduti che non si meritano altro che vedersi tutti gli "Ocean’s" uno di seguito all’altro (con gli attori giusti, i vestiti giusti, le musichette giuste)… Ma come si fa a contestare a “The man with the iron fists” di non essere un granché quanto a contenuto intellettuale e di non offrire nulla di originale dal punto di vista del linguaggio meta-cinematografico? è come portare vostro figlio di sei anni a Gardaland insieme a tutti i suoi amichetti, riempirgli le tasche di caramelle, gavettoni e buoni omaggio per ogni attrattiva del parco e poi lamentarsi se fa casino e se si sgualcisce il vestito buono della domenica. Ma che cazzo pretendete di più??? Cosa vi aspettavate quando siete andati al cinema a vedere un film di arti marziali girato dal leader dei Wu-tang Clan? No, dico, perché se vi aspettavate qualcos’altro il problema è tutto vostro e non certo di RZA. Lui è stato onesto. Ha girato la sua roba, c’ha  bulimicamente buttato dentro tutto quello che gli passava per la testa (wrestlers che diventano di ferro tipo la cosa dei fantastici 4, gemelli volanti, guerre feudali di clan, Lucy Liu, bordelli cinesi in cui nasce il femminismo, blaxploitation, ciccioni ex gladiatori con coltelli che sparano shuriken, vendette ed intrighi di palazzo, assalti alla diligenza) e si è divertito un mondo citando a vanvera un po’ tutto il suo cinema preferito (dai vecchi film di Bruce Lee a quelli dello Studio Shaw il campionario è quasi completo). Se poi manca un’idea di cinema e se RZA non è Tarantino chissene… spaparanzatevi sul divano, fate il pieno di junk-food, spegnete le luci e volume tutto a manetta perché la colonna sonora spacca!!!… relax yourself and enjoy the show!!!




GIUDIZIO SINTETICO: L’immaginario gangsta hip-hop incontra lo shaolin style. Mille citazioni. Decine di personaggi. Nessuna idea di cinema e nessun sottotesto culturale. Chissà se tra trent’anni riusciremo a rivalutarlo come “Django” e “Keoma”. Manteiene quel che promette.

VOTO: 6+


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