19/08/13

WORLD WAR Z (di Marc Forster)



 

Odio i titoli che fuorviano! Odio le occasioni sprecate! Odio chi ti promette una cosa e poi te ne offre un’altra! Odio essere imbrogliato! Odio saperlo prima, ma rimanerci comunque sempre malissimo lo stesso! Odio le cattive intenzioni, ma anche le buone quando non servono a un cazzo! Odio Hollywood quando è così smaccatamente insulsa, piatta ed inutile!

Persino la Disney, con i suoi “Pirates of the Carribean” è riuscita ad essere più gore e politicamente scorretta (e - ammettiamolo - persino più divertente) di questo filmetto parrocchiale da 200 milioni di dollari, che si prende un sacco sul serio e che risulta innocuo come lo yogurt ai mirtilli.

Cazzo! Cazzo! Cazzo!

Non vorrei essere frainteso: il mio non è affatto un pippone contro l’industria cinematografica della Città degli Angeli. Al contrario!
Non è nemmeno un pippone contro i blockbuster in generale!

È un pippone contro la malafede, l’ipocrisia e la mediocrità degli uomini.


Credo nel contratto come espressione del libero incontro di due volontà (ovviamente, la complessità del mondo viene qui piegata ad esigenze di sillogismo): dunque, il venditore espone la propria merce ed il compratore, se interessato, la compra. Quanto costa quella sanissima mela? Mille lire! Ed invece a quanto stanno le patatine che hai fritto con lo scarto dell’olio motore della Zundapp di tuo cugino Vincenzo? Anche loro mille lire! La vita può essere semplicissima. Mele o patatine-fritte-male. L’importante è sapere cosa si compra. L’importante è poter scegliere. Quindi, che nessuno si azzardi a spacciare patatine per mele o, peggio ancora, a rifilarci qualcosa che non sia né l’una, né l’altra.
Così, se Hollywood mi presenta un costosissimo filmaccio commerciale farcito di grandi attoroni belli-belli-in-modo-assurdo, prorompenti bravissime e (almeno nell’ultimo periodo) registi poco ingombranti, garantendomi effetti speciali a profusione, un sacco di botti e sorrisi a 54 denti, io posso anche decidere di andare comunque a vederlo. E, sicuramente, lo andrà a vedere un mucchio di gente per i motivi più disparati… in primis, per godersi l’intrattenimento promesso.
Se gli Studios si cimentano con l'"impegno sociale", magari con film tratti da "storie vere", sappiamo che ci sarà tanta retorica strappalacrime, eccessiva spettacolarizzazione e sempre, sempre, sempre un eroe da idolatrare ed ammirare. Ma tant'è, questo è quello che passa il convento e sta a noi comprare o cercare altre offerte. Perché lo sappiamo prima e nessuno ci ha mai fatto credere diversamente.



Ovviamente, chi insegue sperimentazione e ricerca, tendenzialmente si rivolge altrove; tuttavia, se per una qualunque ragione - e possono essercene svariate - si accetta l'offerta delle Major, non ci si deve lamentare se sono diverse da quel che si sperava, ma esattamente uguali a quello che effettivamente garantivano.
Per cui, non ho nessuna remora a sorbirmi cazzatissime tipo “Battleship” (che è esattamente quello che promette) e a farmi ammaliare da esplosioni fichissime, interpreti bravissime e derapate di portaerei... è per questo che ho pagato il biglietto.

Ho già accennato al fatto che, talvolta, Hollywood costituisca l'unica vera ed onesta espressione dell'american-pensiero (voi siete il male e noi la cura ), la più onesta cartina tornasole delle mille mila stronzate infarcite di retorica finto democratica e umanitaria. Pellerossa, vietcong, coreani, neri, comunisti, talebani (con alterne posizioni), alieni e liberi pensatori: stessa merda da far esplodere a colpi di napalm e fucili al plasma! ma, al di la di letture intellettualoidi e giustificazioni a posteriori – ammettiamolo – quando sono fatti bene i blockbuster sono una figata… e non sempre si ha voglia di massimi sistemi… a volte si ha bisogno solo di un bel giro sulle montagne russe.

In ogni caso, l’importante è l’onestà! l’Industria cinematografica americana ha sicuramente tantissimi difetti, ma finora era sempre stata abbastanza onesta: soldi per sballo (o per un po' di facile retorica ottimamente confezionata), il tutto condito con un po’ di indottrinamento reazionario.
Il giovine virgulto americano deve crescere sano e forte, nutrito con vitamine, proteine, qualche carboidrato, un botto di bibite gassate, e tanto, tanto, tanto reazionario patriottismo, sterile ignoranza e malsana fiducia di appartenere al più giusto sistema possibile che anche quando caga pesantemente fuori dal vaso (gli studios non disdegnano velate forme di autocritica), lo fa comunque meglio e più vicino alla tazza di quanto non facciano gli altri paesi/mondi/universi che minacciano continuamente i sacri ed inviolabili valori a stelle e strisce.
Paghi il biglietto e sai cosa compri. A volte becchi bene, a volte becchi male, ma l’apprezzamento riguarda sempre la qualità dell'intrattenimento, non le finalità dell’operazione (che sono sempre onestamente dichiarate).

Nessuno discute che “Star Wars” si divori “Indipendence day” e che “Il padrino” mangi in testa ad un qualunque “Gangster squad”… ma ognuno di loro rimane espressione dello stesso sistema logico, produttivo e – me lo si conceda – politico-filosofico.
Tuttavia, nessuno a Hollywood si è mai azzardato a far passare il capolavoro di Lucas come un nuovo “Solaris” o quello di Coppola come “Indagine su un cittadino..."

Hollywood promette eroismo, patriottismo, redenzione, riscatto, vittoria… talvolta scivola verso un certo fascismo di fondo, si perde nei meandri del bieco bigottismo o degenera nella più reazionaria supponenza… sarà anche esecrabile, ma lo ha sempre fatto alla luce del sole. Che io ricordi, Hollywood ha sempre mantenuto quello che aveva promesso.

Ma non oggi.


Non “World War Z”.

Non ho ancora letto il romanzo di Max Brooks, ma mi sono informato… ho chiesto in giro, ho letto recensioni ed ho fatto ricerche in rete. Ho appreso che si tratta di un romanzo CORALE, strutturalmente RIZOMATICO e fortemente SPERIMENTALE nel linguaggio (nel libro si alternano svariati codici ed espressioni linguistiche: il diario intimo, il bollettino di guerra, il racconto autobiografico, il saggio); il resoconto del primo conflitto mondiale contro gli zombi viene raccontato da più voci sovrapposte e da più fonti contrapposte. Soprattutto, il libro ha un forte sottotesto politico incentrato sulla corruzione dei governi e sulla gestione dell’informazione (oltre che sul solito bieco animo umano). Almeno questo nelle intenzioni.

Queste premesse sono assolutamente necessarie per spiegare il motivo per cui il film di Marc Forster non solo si rivela una innocua pellicola da passaggio pomeridiano su Raidue, ma si trasforma in una solenne e cocente delusione capace di suscitare moti di astio e di vero e proprio incazzo in chi ci è cascato.

Se Forster avesse girato – che so – un film intitolato “Figoso contro virus”, probabilmente avrebbe guadagnato gli stessi soldi, ma sarebbe finito nel dimenticatoio senza troppi risentimenti, magari piacendo pure a qualche fan del figoso o a qualche appassionato di b-movie costosissimi (per quanto ciò costituisca un evidente ossimoro).

Invece il film si intitola “World War Z”, per cui tu ti aspetti la GUERRA MONDIALE (e un sacco di esplosioni e un sacco di personaggi e un sacco di storie umane e politiche intrecciate tra di loro) e, soprattutto, ti aspetti gli ZOMBI (e le morti cruente, i pasti a base di viscere e cervello, il plasma come se piovesse e violenza gratuita a manetta) e invece ti trovi un figoso che sconfigge il virus iniettandosi il vaiolo. Niente guerra mondiale, niente zombi, niente violenza.
Ecco la ragione per cui il film costituisce un tradimento ideologico: hai comprato le patatine e non ti hanno dato manco la mela. Questo non si fa!
Ecco perché il film, nonostante a conti fatti sia visivamente e registicamente superiore a mille-mila filmacci sul tema, non può strappare in noi appassionati il solito sorriso di affetto, la consueta pacca sulla spalla di stima, il generoso bravo! di incoraggiamento.


Perché l’onestà intellettuale e l’amore per il genere, cari amici, è tutto. Se manca quello è come fare sesso al telefono: poco piacevole e troppo costoso.

Dunque, ecco perché “WWZ” è semplicemente una MERDA da duecento milioni di dollari:

·        Perché quella che era nata come un’opera corale e sperimentale si trasforma in un one man show in cui Brad Pitt – manco fosse McClaine in "Die Hard" – salva il mondo combattendo da solo contro miliardi di infettati… e ci riesce pure;
·        Perché il film non ha un senso: ok, non sto dicendo che i film di zombi devono averne uno… ma gli zombi (quando non si limitano a fare gli zombi) possono essere metafore, simboli, allegorie… d’altro canto, i Romero, i Boyle, lo stesso Edgar Wright hanno affrontato il genere per parlarci soprattutto degli uomini, delle loro ipocrisie, delle loro dinamiche e della leggerezza su cui si reggono le fondamenta dei loro rapporti sociali, etici, politici e morali… quindi, chisseneincula del perché gli zombi tornano dalle tombe; l’importante è che ci siano un botto di frattaglie e di gente morta male: se poi sei capace di inventarti una battuta come “quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra”, non solo hai risolto i problemi di sceneggiatura per i prossimi quattro film, ma entri di diritto nei miei miti di sempre e nell’Olimpo dei più grandi registi della storia del Cinema.
Ci sono due soli film di zombi possibili: quelli c.d. “colti”, in cui si parte dal genere (che, comunque, si rispetta con somma venerazione) per parlare anche d’altro (“28 giorni dopo”). Poi ci sono quelli “ignoranti” in cui si gioca col genere per soddisfare le più insane voglie degli appassionati ("Benvenutia Zombieville" o "La horde"). In entrambi i casi non si può prescindere da crani fracassati, sportellate in faccia, spaghettate di budella, insaccati di non-morti…    
Terzium non datur (e non citatemi “Les Revenants”, che è geniale, ma non è propriamente una serie sugli zombi)! Non è tollerabile fare un film di ZOMBI che non esponga viscere e budella come al Carnevale del quinto quarto; che non inquadri gente morta male e zombi ammazzati peggio; che non faccia sgorgare ettolitri di plasma da ogni fotogramma; che non faccia MAI paura; che non provochi nemmeno un afflato di mezza tensione; che non ti faccia battere il cinque alto al tuo migliore amico al grido di porco cazzo! ma l’hai visto? Dio-bò-che-roba! Ma-dove-gli-ha-piantato-il-punteruolo-a-quel-bastardo??? Cheeee schiiiifo!!!
·        Perché Brad Pitt beve il sangue di un infetto (rigorosamente fuori inquadratura per non impressionare i più sensibili) e non gli succede un beneamato cazzo!!! Ora, se ho imparato una cosa sugli zombi/infetti/posseduti/morti viventi/ è che NON si deve bere il loro sangue. MAI. Ma a chi cazzo è venuto in mente un’idea del genere? E poi perché, se di grazia? Visto che questa cosa non ha alcun peso nel corso del film (tipo, che so, Brad Pitt scopre di essere immune e così può salvare il mondo), perché sconvolgere la regola primaria di ogni film-zombi: stai lontano dal loro sangue e dalla loro saliva. Già che c’era, poteva rimorchiare un’infetta e limonarci duro su una panchina nel parco… tanto, cazzata per cazzata…
·        Perché è veramente uno spreco avere nel cast una come Mireille Enos e poi farle interpretare una parte talmente del menga che avrebbe potuto persino "recitarla" l'Arcuri, in romanesco;
·        Perché è un film che si presenta duro e cattivo e poi si vergogna delle proprie (migliori) intenzioni: allora, i film sugli zombi sono belli perché ci sono gli zombi che mangiano i crani e tu non puoi farci niente. Qui no! qui gli zombi manco sono zombi, non mangiano i cervelli e possono guarire. Un'altra bella cosa dei film sugli zombi è che – con rarissime eccezioni – arriva sempre il momento in cui si prende contezza del fatto che l’uomo è capace di nefandezze peggiori di quelle compiute dai morti viventi e che, forse, il genere umano non merita poi così tanto di salvarsi. Qui no! C’è giusto una mezza scena di un mezzo tentativo di stupro che si risolve prima ancora che alla tipa possano appoggiare una mano sul culo… se questo è il massimo che sono riusciti ad inventarsi, vi lascio immaginare il resto… tipo che a Gerusalemme (unica roccaforte del mondo ancora in piedi) ebrei, mussulmani e cristiani convivono tutti PACIFICAMENTE e pregano assieme senza che nessuno ne approfitti per far saltare in aria il proprio millenario nemico. Solo che fanno una tale cagnara con le loro inutili preghiere, che gli zombi si incazzano per davvero e, sfruttando una non meglio approfondita intelligenza collettiva, si arrampicano gli uni sugli altri fino a scavalcare la gigantesca cinta di protezione (che riesce ad essere meno efficace persino di quella di “Pacific Rim”) e finendo con lo sbranare tutti i fedeli… a ripensarci, se non fosse una tale stronzata, mi sarebbe piaciuta pure… Ah, questa è anche l'unica sequenza veramente bella del film (ma è tutta computer grafica e la violenza che la dovrebbe caratterizzare è quella di un qualunque film con la principessa Sissy);


·        Perché ha una trama veramente del cazzo (anche per un film di zombi) e - visto che ormai lo avete già visto tutti - ve la spiattello tutta d'un fiato perché si manifesti in tutta la sua gigantesca stronzaggine. SPOILER ALERT, ma giuro che non può rovinarvi nulla: allora, Pitt è un ex agente dell’Onu che in realtà è Chuck Norris in “Rombo di Tuono”, solo che molto più figoso e infinitamente meno cartola; mentre l’apocalisse zombi cala sull’umanità, c'e un tizio abbastanza potente da decidere che Pitt deve salvarsi e che lui – a sua volta – dovrà salvare il mondo. Quell’uomo così potente, tuttavia, è anche il più grosso pirla della terra. Se voi doveste esfiltrare il futuro Salvatore dell'umanità ormai già al sicuro con la sua famiglia in un furgone funzionante lontano dagli zombi e in aperta campagna dove un elicottero potrebbe facilmente atterrare e raccoglierli, cosa gli direste di fare? Starsene nascosto buono buono in attesa dei rinforzi? Certo che no! Il demente decide che è più saggio dargli appuntamento sul tetto di un grattacielo infestato di zombi, situato nel centro di una città infestata da zombi (perché se no non sapevano come risolvere mezz’ora di film). Bene, dopo mille peripezie, la famiglia Brambilla viene finalmente presa dall’elicottero e portata su una nave piena di gente importantissima che non fa un cazzo se non fumarsi delle paglie e parlare alla radio. Quindi, visto che Pitt non ne vuole un cazzo di salvare il mondo, gli fanno capire che se non si rende utile – come gli altri operatori del call center navale – lo ributtano a mare con la famigliola come un albanese qualsiasi dalle parti di Lampedusa. Pitt, che non è un cretino, accetta allora l’importante incarico. Prende armi e bagagli e, in compagnia del massimo esperto mondiale di virus (che fino a quel punto non ci ha capito una mazza) parte per la Corea. Solo che la Corea – chissà perché – è un hangar buio con dei soldati americani al suo interno. Appena sbarcati, il grande virologo inciampa e si spara da solo come un mona. Ma Pitt trova il tempo di interrogare un ribelle traditore che, dopo aver subito impassibile torture e pressioni di ogni tipo, non riesce a resistere al suo enorme fascino e gli dice di cercare risposte in Israele. Qui, c’è la descritta scena del "pasto dei fedeli" e una nuova ripartenza per il Galles (infatti, Pitt vede la matrice e capisce che gli zombi non mangiano i malati terminali: ecco il piano, creiamo un virus per ingannare gli zombi e rompergli il culo). A questo punto il film svacca sul serio: Pitt sale su UN VOLO DI LINEA – durante l’apocalisse zombi! – e lo dirotta sul Galles… ma i problemi non sono ancora finiti. infatti, uno zombi – dopo ore di viaggio – se ne esce comodamente dal bagno e fa una strage (come avrà poi fatto l'infetto a fare il check-in, passare i controlli, salire sulla navetta, comprare qualche regalino al duty free, aspettare seduto buono buono il decollo sorbendosi tutte le menate sulle uscite di emergenza e poi rintanarsi in bagno quando il tempo tra morso e trasformazione in non morto è di dodici secondi precisi, rimane un mistero). Comunque, il tizio esce dal bagno e Pitt (che forse non è quel genio che tutti pensano) ritiene che sia una buona idea tirare una bella bomba a mano sopra un aereo in volo a diecimila piedi e lanciato a mille chilometri all’ora. Ovviamente l’aereo precipita e si schianta al suolo. Chi si salva? Solo Pitt e l’amica israeliana col braccio amputato (già, non vi avevo detto che prima Pitt aveva anche salvato la vita ad una soldatessa del mossad, morsa da uno zombie, amputandole di netto un braccio). Ovviamente, gli zombie (che sono attirati dal rumore come gli orsi dal miele) non si accorgono minimamente dello schianto dell’aereo e così Pitt e compagna possono raggiungere comodamente il centro infezioni del Galles (come avranno fatto a trovarlo mi chiedo io) per scoprire che anch’esso è infestato dagli zombi e da Pierfrancesco Favino. Pitt riesce a contattare via telefono l’amico potente sulla nave il quale gli confessa di non essere poi così potente e che diceva di esserlo solo perché da piccolo era invidioso dei suoi fluenti capelli biondo cenere. Infatti, credutolo morto dopo lo schianto aereo, i militari hanno espulso dalla nave dei vips la moglie e la figlioletta. Qui, in un film appena appena passabile, il protagonista avrebbe rivelato di avere effettivamente scoperto il vaccino e che avrebbero potuto recuperarlo solo cercando a fondo dentro il suo orifizio più oscuro. Invece, Clark Kent che fa? Mette in piedi una missione suicida, si infiltra in un laboratorio stipato di non morti per recuperare alcuni tra i virus più letali della terra (la maggior parte dei quali privi di cura) e, messo alle strette da un solo zombi, invece di affrontarlo a martellate decide di iniettarsi un virus a caso. Lo zombi capisce tutto anche se si trova di la da una porta a vetri infrangibile e antisettica e lo lasca passare indenne perché capisce, anche lui, che di cervello non ne è rimasta la minima traccia. Pitt, ovviamente, si è iniettato l’unico virus mortale curabile con una semplice iniezione e salva il mondo tornando dalla famigliola che, manco a dirlo, è ancora viva. Sipario.
·        No, sul serio, devo aggiungere altro?

Odio essere imbrogliato.


GIUDIZIO SINTETICO: World War Zombi senza guerra e senza zombi. Sarà anche curato, discretamente diretto e spettacolare, ma è una baggianata galattica e una truffa bella e buona.

VOTO: 5 (è il voto peggiore che mi è venuto in mente per un film di zombi; un 3 o un voto peggiore avrebbero potuto elevare le aspettative di qualche ingenuo appassionato del genere, abituato a guardare con passione delle ciofeche tremende ma tutto sommato oneste).



QUALUNQUE COSA NE PENSIATE, NON LIMITATEVI A PENSARLA... SCRIVETELA QUI SOTTO E CONDIVIDETELA!!!  


 

2 commenti:

  1. Ora, il mio rispetto per il Grande Redattore è sempre massimo tanto più che io e lui guardiamo insieme o in parallelo la maggior parte delle cose che al mondo sono visionabili su schermo e quindi non posso che stimarlo fino a svenire.
    Data questa premessa, necessaria come l'acqua nel deserto, mi sento di affermare che questa volta si è un filo dilungato nella recensione.
    E non perchè le sue parole non valgano la pena, anzi, le condivido in pieno.
    Ma perchè WWZ lo si può gestire con meno sforzo.
    E' un film penoso, inutile, ridicolo. Sembra il Bambi degli zombi e Pitt non si spettina quasi mai: gli hanno dato il peggior parrucchiere da quando fa l'attore, per dirla tutta..
    Vedi il film e ti chiedi dove sei stato nelle ultime due ore della tua vita, ti chiedi cosa è successo, non capisci come le lancette si possano essere spostate in avanti senza che tu ne abbia il minimo ricordo. E' un film che spreca il tempo.
    Anche il mio voto è 5 (perchè è vero che qualcuno si potrebbe fare le seghe sul 2 o sul 3) ma ci aggiungo un -- (meno meno) perchè mi fa piacere umiliarlo ancora un pochino.
    Vado a bere del sangue infetto. Con ghiaccio, che fa caldo.

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  2. E poi Brad Pitt non è neanche bello. Dispensata questa gemma posso tornare a mungere i panda in Albania

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