04/02/14

GOD BLESS AMERICA (di Bobcat Goldthwait)





Ebbene si, è finalmente venuto il momento di ammetterlo senza falsi moralismi e patetici "buonismi" da prima serata su Rai Due: vaffanculo alla rassicurante retorica di "Porta a Porta", alle innocue indagini di "Lucignolo", alla bigotta ipocrisia del Moige ed al politicamente corretto come filosofia di vita.

Per una volta, si abbia il coraggio di ammettere la sacrosanta verità; anzi, la si sbandieri con fierezza e la si gridi ai quattro venti con tutto il fiato in corpo: il prossimo (inteso come parenti, colleghi, compagni di scuola e pure tutti i perfetti sconosciuti che ci passano accanto ogni giorno) FA SCHIFO e merita di essere massacrato male. Possibilmente, previe sofferenze atroci. I vicini di casa? solo dei trogloditi ignoranti e chiassosi. Loro figlio? un mostriciattolo berciante e piagnucolante. Gli adolescenti? nient'altro che degli insolenti,  viziati ed ottusi. Gli adulti? Un mucchio di stronzi privi di ogni anelito di intelligenza, cultura e coscienza di sé.

Ohhhhh, va già un po' meglio...

Viviamo in un’epoca di tale decadenza esistenziale e di tale sfacelo morale, che anche quei pochi residui di valori umani si sono ormai da tempo rotti il cazzo di consumarsi le unghie a furia di raschiare il fondo del barile alla ricerca di una qualche via d'uscita... roba che pure Caligola si sentirebbe in imbarazzo… l’imperativo è deridere chi è più sfigato (perché questo ci rassicura sul fatto che c’è effettivamente chi se la passa persino peggio di noi); i sogni si riducono alla lillipuziana aspirazione di ottenere un piccolo posto al sole grazie alla visibilità promessa da talent show di PESSIMA qualità, che promuovono interpreti di PESSIMA caratura, per un pubblico fatto di PESSIMI ceffi, con PESSIMI gusti.
I genitori sono amebe che non solo hanno ormai definitivamente perso la loro funzione di educatori, ma che ormai non sono neppure più capaci di interpretare il semplice ruolo di sparring partner generazionale per quei microcefali dei figli.
La catena alimentare dei rapporti sociali si regge sullo sfruttamento del debole e sulla flagellazione degli umili.
Chi prova ad avanzare un pensiero critico… chi si oppone allo sfacelo… chi semplicemente non è disposto ad inserirsi nell’allucinante ingranaggio promosso e promesso dalla santa tv spazzatura… è considerato un pericoloso outcast, meritevole di gogna ed esilio. Ovviamente, come sempre, esistono eccezioni meritevoli; tuttavia, se si effettua una panoramica veloce sul genere umano, la sconcertante verità che emerge è assai fedele all'inquietante scenario appena descritto.

God bless America, dunque. E God bless tutti noi...




Ma questo, in fondo in fondo, lo sapevamo già.
Il punto, infatti, non è tanto se siamo d'accordo con la provocazione della pellicola (il cui merito principale è quello di aver spinto il pedale dell'eccesso un po' più a fondo di altri prodotti analoghi).
Il punto, non è nemmeno se abbia senso chiedersi su quale lato della barricata (stronzi o vittime) si trovi effettivamente ciascuno di noi.

Il punto è che il film è SOLO una provocazione e, in quanto tale, rimane un po' fine a se stessa... almeno visto il contesto in cui si inserisce.
Infatti, non serve a chi già la pensa come Goldthwait, perchè il film non istiga a prendere VERAMENTE le armi e a sparare VERAMENTE ai figli dei vicini o alle reginette del ballo... (questo sì che avrebbe fatto discutere un bel po'); inoltre, messa in questi termini, è fin troppo facile sposare la posizione di Goldthwait e parteggiare per i suoi antieroi; infatti, gli stronzi, gli stupidi e gli ignoranti che popolano il film lo sono ad un tale livello da non essere mai VERAMENTE rappresentativi di chicchessia e, pertanto, nessuno spettatore si sentirà VERAMENTE chiamato in causa (del tipo: sì, anch'io non faccio che pigliare per il culo quello sfigato di Giorgio, ma mai con cattiveria... sì, non mi perdo nemmeno una puntata de "Il Grande Fratello" e di "Amici", ma non sono mica un coglione come gli altri... e poi televoto solo alle finali... sì, l'ultimo libro che ho letto era un albo di "Corna vissute" alle medie, ma non sono mica un ignorante... pensa che ho persino regalato l'ultimo romanzo di Moccia alla mia fidanzata per Natale... potrei continuare, ma credo di aver reso l'idea). E se un film del genere non produce carriolate di sensi di colpa e non fa impennare il livello dell'autocritica come farebbe uno scugnizzo sul Bravo... allora qualcosa non ha funzionato a dovere!

Quelli che invece si identificheranno VERAMENTE con gli stronzi... beh, chi arriva a riconoscersi in personaggi talmente sopra le righe, stereotipati e monodimensionali come quelli tratteggiati nel film, è già talmente stronzo che sicuramente non gliene potrà fregare di meno... tanto il film è solo una provocazione, mica un reale incitamento a sparargli nel culo... giusto?

Quindi? C'era veramente bisogno di un film come "God bless America"?
Sinceramente, penso di sì. C'è sempre bisogno di provocazioni, di scombussolamenti, di turbative all'ordine costituito.
La sfiga è che "God bless America" è solo un filmetto simpatico e divertente, che nasconde nella propria "carineria" il suo più grosso limite: si ride, ma non ci si inorridisce; si parteggia, ma non ci si interroga; si tifa per l'ennesimo sbudellamento, ma solo perchè perchè è tutto un gioco.
E, alla fine della visione, siamo tutti UGUALI a prima.
Purtroppo, quella girata da Goldthwait è solo la storia di Frank e Roxy… non siamo nemmeno lontanamente dalle parti di roba come "A serbian film" (dalla cui visione si esce totalmente a pezzi), ma nemmeno da quelle di Fantozzi, Filini e Calboni (in cui, dopo le grasse risate, ci si sente tutti un po' più merde di prima).


Chi mi conoce, sa che non sono certo un campanilista, ma Paolo Villaggio, a distanza di quasi 40 anni dall’esordio cinematografico del suo più celebre antieroe, continua a mangiare comodamente in testa a tutti, dimostrando di avere ancora tanto da insegnare.
Il suo Fantozzi era tragicamente realistico proprio perché, nella sua mediocre sfigataggine, non perdeva mai occasione di ricordarsi (e di ricordarci) di non essere affatto migliore del mondo che lo umiliava.
Fantozzi, da degno rappresentante del genere umano, era debole coi potenti e meschino con gli oppressi.
Sempre pronto ad inchinarsi al forte e sempre disposto ad approfittarsi delle insicurezze altrui.
Fantozzi, non solo NON era migliore dei suoi simili, era finanche peggiore in quanto costantemente incapace di apprendere quella fondamentale lezione che vuole che alle brutte cose non si replichi con altre brutte cose.
Per questo era così antropologicamente inquietante e tremendamente profetico dell'Italia che sarebbe stata di lì a pochi anni.
Fantozzi, con un sorriso di fiele, era il nostro specchio e non ha mai perso l'occasione di ricordarci quanto l'Uomo sapesse essere profondamente e gratuitamente malvagio e quanto le lezioni della vita, purtroppo, troppe volte non servissero a nulla. Già, perchè Fantozzi ci mostrava che l'essere una povera vittima non era una questione di animo (buono) o di natura (mite). E, tantomeno, di scelta o di destino. Fantozzi era una vittima perchè non era quasi mai abbastanza forte per essere (come avrebbe invece desiderato) un carnefice. Punto!



Ora, non sto dicendo che "God Bless America" sia un brutto film, o che dica cose assolutamente sbagliate. Sto dicendo che avrebbe potuto essere un cazzo di capolavoro se Goldthwait avesse saputo miscelare un cocktail esplosivo a base di humor al vetriolo, cinico sarcasmo, drammatico realismo con una spruzzata di grottesco (agitato e non shakerato), invece che sciorinarmi una cazzo di commedia con sparatorie, in purezza e on the rocks!
Frank e Roxy si sentono MIGLIORI del resto del mondo e, per questa ragione, decretano che il resto del mondo non meriti di vivere. Il problema è che ci credono anche il regista e gli spettatori, i quali parteggiano tutto il tempo per LORO. Il problema è si tende ad identificarsi con l'insofferenza di Frank, piuttosto che a riconoscersi nella stupida, maleducata, vuota ed odiosa codizione esistenziale delle sue vittime.
Se il film non ci fa mai venire il dubbio di poter essere NOI quei miseri stronzi ottusi ed ignoranti di cui Frank vuole fare piazza pulita... allora temo che il tutto serva veramente a poco.

Questo film non è mai veramente un invito alla riflessione; e non essendo nemmeno una vera e propria istigazione all'azione, si riduce a semplice (per quanto colorito) j’accuse, in cui la rivincita dei nerds si aggiorna alla versione con le pistole e gli AK47; questo film è la messa in scena un po' paracula (perchè, come detto, innocua) di ciò che potrebbe succedere se si desse corda al sogno proibito, inconfessabile e politicamente inaccettabile di fare piazza pulita delle peggio teste di cazzo del pianeta: genitori cretini? teens volgari ed ignoranti? bambini piagnucoloni? adulti maleducati che parlano al cinema? predicatori del cazzo? fomentatori dell’odio? militanti razzisti? conduttori televisivi? Un bel fucile a pompa costituisce la miglior cura ed il più efficace rimedio ai grandi mali del mondo. Ma cosa succederebbe se anch'io facessi parte dei mali da mondare? Peccato che questa fondamentale domanda non solo non trovi risposte, ma non venga mai posta... nemmeno per sbaglio.

Frank e Roxy – eroi per caso – stringono un insano e folle patto di sangue allo scopo di sbarazzarsi di quanti più stronzi maleducati, ottusi, razzisti ed ignoranti sia umanamente possibile far fuori prima di essere arrestati o uccisi. Ripeto: tutto sacrosantissimo, ma perchè un film del genere abbia senso (politicamente, antropologicamente, culturalmente e filosoficamente), occorre che esso sia veramente capace di suscitare paura, orrore, imbarazzo e sdegno o, quantomeno, un minimo di riflessione critica.
E "God bless America", purtroppo, da questo punto di vista non si prende mai abbastanza sul serio...

Bobcat Goldthwait - legittimamente, lo capisco - non se l'è veramente sentita di affrontare miriadi di cause legali, gogne politiche e critiche mediatiche da parte dell'esercito dei benpensanti. E poi, chissà, magari avrà avuto paura di istigare chissà quali pazzi emulatori. Tuttavia, senza questa assunzione di RESPONSABILITA', il film rimane confinato nell'ambito del mero divertissemant e non sfocia mai nella Politica.
Ora, se questo era effettivamente il suo intento (il semplice divertimento dello spettatore), allora c'è pienamente riuscito (perchè il film è divertente), ma, in tal modo, non solo ha sprecato una grande occasione, ma si è anche pasciuto di quella stessa merda di cui accusa la società di essere rigonfia. Nello stesso modo in cui i partecipanti dei talent show non fanno paura alle vecchiette ed alle ragazzine che li votano col cellulare (parole di Frank), così "God bless america" non scuote veramente nessuna coscienza e si limita a strappare qualche risata politicamente scorretta, ma tutto sommato innocua.
Insomma, gioca a fare il cattivo, ma non fa mai veramente male. A casa mia, questo si chiama barare!

Goldthwait, insomma, non vuole correre rischi e sceglie la via più facile: non far incazzare nessuno. Pasolini, per le sue idee, è finito in galera (non voglio arrivare dire che si è fatto pure ammazzare e non voglio nemmeno pretendere che sia necessario andare in galera per essere credibili e coerenti). Ma è nella consapevole assunzione della piena responsabilità di ciò che si dice che risiede la differenza tra l'avere qualcosa da dire e l'essere semplicemente dei furbacchioni.


Ammetto e riconosco che, rispetto ad altre produzioni simili, il politicamente scorretto si mantenga coerente sino all'ultimo e spinga bello in alto l’asticella della violenza: raffiche di AK47 contro gli spettatori dei talent-show televisivi; partecipanti a cortei destroidi e razzisti falcidiati ed investiti da auto in corsa; preti ammazzati e gettati giù per i burroni; neonati fatti deflagrare come fossero piattelli… Tutto molto bello e molto giusto. Ma anche troppo facile e poco utile. Ribadisco: il rischio è quello di coglionarci due volte. E' come se per dimostrare che i talent sono delle cazzate, facessi a mia volta un talent, tale e quale a quello che sto criticando solo per criticarlo: sono un fottuto genio o solo un gran paraculo...? E' un po' quello che mi chiedo da anni a proposito di Chiambretti...

Già, perchè, a ben pensarci, il film dovrebbe disgustarci... dovrebbe terrorizzarci... dovrebbe quantomeno impressionarci... voglio dire: sparare ad un neonato dopo averlo lanciato in aria come un piattello...? e poi (spoiler) lasciarci delusi solo perchè era solo un sogno ad occhi aperti...?

In questa riflessione sta tutto il senso del film... o, meglio, sta tutto il senso che il film AVREBBE DOVUTO AVERE e che non ha avuto: il problema, temo, è che il regista non abbia avuto intenzione di farci ragionare a fondo sull'ambiguità di quello che stavamo guardando e PROVANDO, bensì si sia preoccupato di farci semplicemente divertire, senza correre il rischio di essere citato in giudizio per istigazione al massacro.

In buona sostanza: dove vuole andare a parare il film?
Sicuramente, non è una feroce autocritica. Infatti, come detto, Frank e Roxy non sono realmente rappresentativi di nessuno: Lui decide di fare quello che fa perchè ha l'emicrania cronica, l'umore sotto le scarpe, una ex-moglie che è una stronza colossale ed una figlia che è l'anticristo con la frangetta... come se non bastasse, è considerato un mediocre dai colleghi, è stato appena licenziato ed è pure convinto di essere malato terminale di cancro. Se si voleva mettere un po' di più le mani avanti...
Lei, al contrario, non si sa bene perchè lo faccia: noia? mancanza di alternative? bisogno di adrenalina? semplice pazzia?
Frank risulta obiettivamente simpatico, ben caratterizzato, ma assai poco interessante (perchè poco interessanti sono le sue motivazioni: vendetta associata a frustrazione e consapevolezza di non avere nulla da perdere).
Quello di Roxy, invece, è un  personaggio molto intrigante, che, purtroppo, è stato poco e male sfruttato e che, invece, avrebbe meritato ben altro approfondimento: a differenza del suo compagno di marachelle, infatti, la fanciulla non ha alibi o motivi per fare quello fa: è carina; è sveglia; è intelligente; è curiosa; ha una famiglia che le vuole bene; non le è preclusa una vita sociale; è agiata economicamente... e allora, perchè lo fa?

Semplicemente: perchè no?

Ecco cosa racconteremo, ai figli che non avremo, di questi cazzo di anni zero... che viviamo anni talmente miseri da non sapere che cazzo farcene neppure della libertà.


Roxy subisce il vuoto cosmico della sua epoca: Famiglia, Scuola e Religione non costituiscono più degli efficaci e degni antagonisti culturali, esistenziali e morali. Figuriamoci se possono mai essere delle guide.
Roxy è un'adolescente che cerca disperatamente un senso alla propria vita, una direzione qualunque da seguire, un modello cui ispirarsi... il suo problema è che non ha strumenti per comprendere cosa voglia e perchè. Odia la propria famiglia e sceglie Frank. Ma non è come Frank e non se ne rende mai veramene conto. 
 
Libertà non deve essere confusa con l'assenza di regole, di precetti e di valori. Ma con la possibilità di opporvisi o di abbracciarli. Consapevolmente. E Roxy non da mai l'impressione di aver veramente raggiunto questa consapevolezza. Fino alla fine rimarrà fedele a Frank, ma con la dedizione dei pazzi, l'abnegazione delle sette, il fervore degli invasati. Peccato: il suo personaggio avrebbe meritato maggior approfondimento e considerazione.

Tornando al film, ritengo che sia stata imperdonabilmente trascurata la componente visiva.
Le immagini sono spesso mediocri, povere, un po' butatte lì "a caso", ma non sono mai veramente e volutamente BRUTTE. Ed è un peccato, perchè sarebbe stato assai interessante costruire il film tramite un linguaggio visivo effettivamente e consapevolmente scimiottante quello televisivo dei peggiori reality o delle più infime sit-com; meglio ancora, mi avrebbe assai intrigato un linguaggio visivamente ALTO, tale da esasperare il contrasto tra il livello della materia trattata ed il modo di rappresentarla. A volte, il modo più efficace di criticare la stupidità umana non è deriderla, ma prenderla sul serio... ed invece, "God bless America" è solo un film tirato via e poco curato.

Mi sarebbe piaciuto, insomma, vedere un film del genere nelle mani di un Milos Forman, di un Van Sant o di un Jim Jarmush. Invece che del buon Goldthwait, che non sarà un cagnaccio malato, ma nemmeno un grande regista.


GIUDIZIO SINTETICO: Il film è divertente, ma le sue provocazioni non graffiano quanto dovrebbero. Avrebbe potuto essere IL capolavoro. Invece, è solo UN piccolo prodotto senza infamia e senza lode. Ce la vediamo, règaz, vado a sparare alla De Filippi...

VOTO: 6---




2 commenti:

  1. Allora, io il film non l'ho ancora visto ma non me ne frega una cippa perchè tanto 9 su 10 volte concordo con il Grande Redattore e quindi mi fido totalmente di lui e voto: 6---
    Il tutto per dire che finalmente siamo tornati alle recensioni che mancavano da oltre due mesi (vergogna e umiliazione) nonostante siano state visionate bobine e bobine de robba cinematografica.
    Perdoniamo il grande Redattore solo perchè è lui. Altrimenti sarebbero volati ceffoni come in The Raid.

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  2. Ringrazio il mio più fedele lettore, nonchè amico e compagno inseparabile di bisbocce e di visioni di ogni genere di pellicola esistente (e non ancora esstente) sul pianeta per l'attestato di stima... è vero, sono stato latitante, ma cercherò di rimediare. Tanta roba interessante è uscita ed uscirà nei prossimi mesi... Quanto ai ceffoni... per fortuna non abbiamo ancora visionato "The Raid 2": http://www.youtube.com/watch?v=MG9uFX3uYq4.

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