23/10/13

MUD (di Jeff Nichols)





Certo che gli Stati Uniti sono proprio un paese di gente bella sfasciata...

Condizionato da una pessima informazione giornalistica e da un bombardamento mediatico assolutamente parziale e ben mirato, io stesso, a volte, mi trovo a pensare che LORO siano in effetti una superpotenza popolata da gente tostissima, fighissima, professionalissima ed espertissima: super-atleti che dominano lo sport; procaci fanciulle in bikini che passeggiano tra le spiagge assolate della Florida; pallidi intellettuali dell’Est Coast che hanno un punto di vista dominante su ogni aspetto del mondo; potentissimi principi dell’industria che mi dicono cosa devo pensare e cosa devo comprare (che per loro sono concetti identici); abilissimi maghi delle comunicazioni che mi svelano chi sono e chi dovrei voler essere; mega generali a capo di cazzutissimi eserciti che mi spiegano quali sono le guerre giuste e qual'è la pace per cui dovrei combattere… insomma, LORO vincono ed il resto del mondo perde, si piega o muore d’invidia…  appagato ed ubriacato da tanta approfondita informazione passiva,  decido di rilassarmi dedicandomi a qualcosa di più disimpegnato… e, all’improvviso, mi imbatto nel New Jersey dei Sopranos o nel Kentucky di Justified o nella Louisiana di Treme; per non parlare della Chicago di Shameless, della Baltimora di The Wire o della Albuquerque di Breaking Bad

Cazzo! Qualcosa non quadra…


Allora spengo lo schermo, pesco dalla libreria due libri a caso di Lansdale e mi ritrovo a mettere una bella croce anche sul Texas Orientale… ma sorte migliore non tocca alla California decantata da James Ellroy; al Wyoming di J.C. Box; alla New York di Richard Price. E l'elenco potrebbe continuare a lungo… allora, mi rendo conto non solo dell’enorme lavaggio del cervello che attenta ogni giorno alle mie povere e scarne sinapsi, ma anche di come quella superpotenza sia in realtà costituita da una gigantesca comunità di uomini e donne alla più completa canna del gas… e fa impressione, perchè il sogno americano ci ha venduto ben altre favole...

Ora. Non sto affatto sostenendo che gli americani siano tutti dei bifolchi ignoranti, imbottiti di esplosivo, che vivono in condizioni in cui faticherebbe ad adattarsi un bengalese di Dacca (con tutto il dovuto rispetto); né oserei mai disconoscere l’enorme debito di riconoscenza per la cultura a stelle e strisce che – almeno da un secolo a questa parte – rappresenta uno dei fondamentali riferimenti nel mondo dell’arte, dello spettacolo, della musica e della letteratura.
Tutto molto normale, in realtà. Le eccellenze non sono mai particolarmente rappresentative del popolo che le ha generate... La peculiarità degli Stati Uniti, tuttavia, è che chi non appartiene a quell'eccellenza può passarsela veramente da schifo nonostante le impressionanti risorse e le immense possibilità che il paese dichiara orgoglioso di poter offrire.

Eppure lo sappiamo benissimo! Lo abbiamo letto; ce lo hanno raccontato; lo abbiamo visto innumerevoli volte, ma, ogni volta, lo rimuoviamo dal nostro cervello. Possiamo accettare il fatto che se nasci povero a Manila la tua vita sarà a dir poco complicata. Ma è inconcepibile che nella "terra delle opportunità" e delle risorse, della libertà e del capitalismo, se non stai dalla parte giusta della medaglia significa che Manila, in fondo in fondo, non è poi così male... Come cantava il sommo Kaos One, "non conta l'etica e nemmeno la morale...". Conta che è così e basta!
In quella che si autodefinisce la più grande democrazia del mondo, o stai dalla parte giusta o fai parte degli altri e, quindi, non conti un cazzo!

Con buona pace per il sogno americano,  i ricchi premi ed i cotillon...

Gli ALTRI, per la cronaca, sono roba da b-movie: pazzi rednecks, patetici hillbillies, frikkettoni impenitenti, serial killer psicotici, fanatici di ogni setta e adepti di ogni culto. Poi ci sono i poveracci dalla vita, le minoranze delle minoranze razziali, i giovani senza speranza dei film di Clarke e Korine, gli squassati dal sistema, le gang, i biker, i tossici marci, i working class heroes che di eroico hanno veramente poco se non lo stoicismo di non spararsi in testa. Questa gente la trovi ovunque nel mondo, ma negli Stati Uniti la cosa prende proporzioni spropositate: interi quartieri ghetto... cittadine di confine al di fuori di ogni controllo e legge... enormi aree in cui il tempo si è fermato al 1600... a New York c'è un tasso di mortalità infantile pari al Bangladesh... ma dio bono! è mai possibile...?

In mezzo ci sono sicuramente le persone NORMALI (qualunque cosa ciò significhi), ma l’asticella della weirdness è spostata verso l’alto come in nessun altro paese al mondo; e, in ogni caso, delle persone normali, A LORO, non frega proprio un cazzo di nulla.

Non vorrei assolutamente essere frainteso. Il mio non è un giudizio etico, morale o intellettuale. Non mi sento affatto migliore o peggiore di un cittadino americano. Non è questione di “superiorità” o meno di una cultura piuttosto che di un’altra. Dappertutto ci sono i fighi, i medi e gli sfigati. È solo che mi fa veramente impressione sapere che chi ha il dito appoggiato sul pulsante per far scoppiare il mondo è stato messo lì da questa gente qui. 
E mi affascina un casino, ogni volta, lo scoprire che anche in paradiso l’aria non è affatto buona…


Mud”, ad esempio, racconta l’Arkansas; il ritratto che ne esce è quello di una regione fatta di poveri cristi che lottano ogni giorno per sopravvivere a se stessi ed alla propria lercia vita. Del resto del mondo e della metafisica kantiana non gliene può sbattere di meno. Anche qui: ci saranno sicuramente mille mila eccezioni; brav’uomini meritevoli che amano la moglie ed i figli; onesti cittadini che fanno il proprio lavoro con passione; professori romantici e studenti volenterosi; giovani ottimisti e vecchi felici; probabilmente, queste persone costituiscono anche la maggior parte della regione. Ma di loro non si parla. Il film racconta di gente per cui la vita è un lavoro di merda, zero prospettive e tantissimi cazzi nel culo.

Non so che cosa possa mai esserci di interessante da fare o da visitare a Little Rock, capitale dello stato, anche se non ho le migliori sensazioni al riguardo. A maggior ragione, penso che lungo le sponde melmose del Mississippi, tra baracche fatiscenti e parcheggi di cemento, ci siano ben poche prospettive per due ragazzini di 13 anni; una scorrazzata ogni tanto in barca tra i bayou è il massimo che la vita può offrire. Per il resto: troppa noia, precoce lavoro e famiglie disfunzionali. Quando proprio va bene, due vasche al centro commerciale il sabato pomeriggio.
La vita non è proprio un prato fiorito…

Ma, a volte, la vita riserva degli incontri… e a volte, quegli incontri, pur sbagliati, trasformano la miseria della vita di provincia in una magica avventura. A volte, sono quegli incontri che trasformano un ragazzo in un uomo.

Ed è proprio quello che succede ad Ellis (l'ottimo ) ed al suo amico Neckbone, i quali, durante una delle loro scorrazzate, trovano una barca impigliata in cima ad un albero (metaforone un po’ scontato, ma tutto sommato efficace) e, dentro alla barca, un ospite inatteso.
Il misterioso personaggio si chiama Mud (Matthew McConaughey) ed è un selvaggio, un ricercato, un assassino, … ma in fondo è gentile ed ha bisogno di aiuto. 
Mud è innamorato di Juniper () e, per lei, ha rinunciato a tutto il resto. Il suo amore - infantile, immaturo, impossibile e nemmeno troppo ricambiato - è l’unica cosa che vuole e l’unica che conosce. Mud vuole Juniper e per lei sarebbe disposto a tutto… anche ad uccidere.


Il ragazzino, in piena crisi ormonale pre-adolescenziale, trova in Mud il proprio eroe; il cavaliere pronto al sacrificio in nome di un Amore Impossibile e Meraviglioso.

Mud è un adulto diverso dagli altri; è certamente immaturo, puerile, selvatico e selvaggio; Ma Mud ha ancora la capacita di credere ai sogni ed ha bisogno dell’aiuto dei due ragazzi per “rimettere la propria barca in acqua” e navigare verso il suo sogno impossibile.

Ellis è piuttosto sveglio, sufficientemente arrabbiato e fin troppo innamorato dell’amore… non può in alcun modo sottrarsi all’avventura.

Matthew McConaughey da vita ad un personaggio veramente borderline ed intenso. Mud non è una semplice macchietta, né una banale caricatura. È un uomo fatto di pulsioni, di carne, di sogni e di desideri. L’attore su cui avrei puntato meno dell’ultimo decennio, continua a sorprendermi regalando interpretazioni incredibili ed intense, in una metamorfosi professionale che in un paio d’anni lo ha trasformato, da semplice “figoso” dai bei pettorali scolpiti, in straordinario e coraggioso interprete. Non so chi sia il suo agente o chi gli scelga i copioni. In ogni caso, complimenti, caro Matthew, e le mie più sentite scuse per la poca fiducia che ho riposto in te (se avete ancora dei dubbi, ripescatevi “Killer Joe”, rigorosamente in lingua originale… uno dei più bei film degli ultimi anni e con un McConaughey semplicemente stratosferico).

Ma il vero protagonista della storia è il giovane Ellis, che ben presto scoprirà che i sogni son desideri e che i desideri non sempre (anzi, quasi mai) si realizzano… l’amore è una chimera che può accecare e rovinare la vita (come è successo a Mud), ma anche una delle poche cose, forse l’unica, capace di darle senso e sapore.

Mud appartiene, a tutti gli effetti, alla tradizione dei grandi looser: nulla, nella vita, gli è andato per il verso giusto. 
A ben guardare, a nessuno dei personaggi del film è andata bene: non alla graziosa Juniper; non al vecchio Tom Blankenship (); certamente non agli abbacchiati genitori di Ellis e nemmeno allo strambo zio Galen ()… tutti gli adulti sono, a loro modo, degli emeriti sconfitti; gente che ha smesso di credere che la vita possa essere qualcosa di diverso dal pantano in cui si trovano immersi. Solo Mud, a suo modo, mostra di non volersi piegare: l’amore – seppur quello sbagliato – ha il potere di offrirgli un senso, di essere un riscatto, di creare emozioni. E la Vita, in fondo, è solo questo. Avere qualcosa per cui valga la pena di lottare. Credere che posa esistere una ragione che giustifichi la tua presenza nel mondo. Ma l'Amore è diverso dalla Vita; per l'amore bisogna essere in due. Amare la persona sbagliata può forse dare un senso alla vita, ma è una prigione di cui non vedi le sbarre (che poi è quello che succede a Mud, che è sicuramente più vivo degli altri, ma rimane ugualmente uno sconfitto, eternamente impantanato nelle proprie false speranze). Tuttavia, se trovi qualcuno capace di capirti, disposto ad accettarti, in grado di liberarti e, soprattutto, di salvarti... spera con tutte le forze di riuscire a provare altrettanto, perchè potresti scoprire quanto l'insieme di due individui possa essere immensamente superiore alla semplice somma delle due singole unità. Sì, lo so, suona tremendamente retorico ed imperdonabilmente zuccheroso e mi è già giustamente venuta una bella carie nei denti ed un principio di diabete... che volete farci, mi sparerò una pera di insulina dritta nel cuore (alla Pulp fiction) e prenoterò una seduta dal mio amico dentista Mauro... però, voglio veramente sperare che questa sia la lezione imparata da Ellis alla fine della storia. 


Non è, dunque, un film totalmente pessimista, questo “Mud”; in fondo, ogni personaggio, anche grazie all’innesco del selvaggio McConaughey, ritrova una spinta verso la vita: chi per una donna; chi per un figlio; chi per un fratello; chi per un amico. E' vero! alla fin fine, praticamente nessuno riesce ad ottenere quello che cercava; ma non è il lieto fine che conta, conta la sua possibilità... a quasi tutti i personaggi, anche se per i motivi peggiori, la vita offre, ad un certo punto, la chance del riscatto: un nuovo amore; vendetta per una perdita violenta; affetto per un amico ritrovato; semplicemente... cercare altro da quello che si ha). Solo a Juiper è veramente preclusa ogni possibilità di felicità e riscatto, perché lei ha sempre sfruttato l’amore degli altri, ma non ha mai avuto il coraggio di esprimere il proprio.

Mud è un personaggio semplice, unidimensionale e totalmente incapace di pensiero analitico. È l'irruenza che si oppone all'inedia; è l'uomo che vive di sole illusioni contrapposto a chi non riesce o non vuole più averne. Entrambe le strade, tuttavia, non portano da nessuna parte. 
Ellis, al contrario, è un ragazzo vivace, sveglio ed irrequieto; non vuole cedere alla rassegnazione dei genitori e, grazie a Mud, comprende l'insidia dell'illusione, ma anche l'urgenza e la forza degli stimoli. Anche lui dovrà trovare la sua barca e metterla in acqua... ma sono convinto che lui saprà dove condurla...
Il finale, inaspettatamente, degenera in uno scontro un po’ troppo burrascoso ed eccessivo (persino per un film americano), che carica il tutto di un senso del grottesco che – sinceramente – stona parecchio con il resto del film.

Jeff Nichols è sicuramente un regista capace ed intelligente. I suoi film sono sempre solidi, rigorosi, caratterizzati da personaggi estremi ed assurdi che si muovono su paesaggi e scenari ancora più estremi ed assurdi di loro.
L’impressione, tuttavia, anche dopo aver visto il pur interessante “Take Shelter”, è che non sia sempre ben chiaro dove il regista voglia andare a parare. È un po’ lo stesso difetto del cinema di Benh Zeitlin (per citare uno dei nuovissimi autori), di Paul Thomas Anderson e, forse, degli stessi Cohen: grandissima impronta registica; uso degli attori straordinario; ottima gestione della messa in scena; brillanti soluzioni visive e tecniche; sapiente uso del personaggio e del suo contesto… ma in tutta questa generazione di autori statunitensi, salvo qualche fortunata e rara eccezione, manca quella profondità e quella consapevolezza, presente invece nel cinema europeo ed asiatico, che sia in grado di risolvere tutti questi elementi in funzione di una precisa presa di posizione intellettuale. Non è una questione di stile, né di forma e, forse, nemmeno di sostanza. Nessuno può contestare o mettere in discussione le capacità tecniche di tali registi. Solo che (e mi assumo tutta la responsabilità di questa considerazione), sembra sempre che arrivino ad un passo dal punto focale della questione, per poi distrarsi verso un’altra direzione. Credo che questo sia un problema della cultura americana, non solo cinematografica: dategli due righe di trama, una pistola ed un contesto narrativo e sapranno sempre esprimere capolavori assoluti come nessun altro al mondo; viceversa, il ragionamento speculativo, l'introspezione esistenziale e l'indagine psicologica non riescono quasi mai ad esistere in quanto tali, ma hanno sempre bisogno di un supporto drammaturgico e di un contesto narrativo che spesso finisce per svilirli o sovrastarli. E' l'esatto opposto di noi europei. Qui possiamo costruire romanzi di 1000 pagine in cui non succede un cazzo e film di 5 ore senza nemmeno uno straccio di trama, fottendocene bellamente della benchè minima concessione alla drammaturgia, perchè la forza del pensiero espresso è tale da compensare la mancanza di qualsivoglia gratificazione narrativa. Negli Stati Uniti... per quanto si sforzino, dopo un po' devono sbatterci dentro la storia, l'eroe, l'antagonista, le sparatorie, la figa e la violenza. Senza, il loro cinema non funziona al meglio, spesso annoia e, talvolta, rischia di produrre cacate tipo "To the wonder" o "Somewhere". Ovviamente, gente come Jarmush, Schrader e papà Cassavetes sono lì pronti a smentirmi e darmi dell'emerito pirla. Ma se dico cinema americano, sono sicuro che voi pensate subito a botti, marziani, tette e gangster... non certo a "Stranger than Paradise". Se invece vi dico cinema europeo, può anche darsi che vi venga in mente un Fellini o un Truffaut.

Tutto questo pippone per dirvi semplicemente che il film, pur gradevole ed interessante, non parla il linguaggio più famigliare agli autori americani.



GIUDIZIO SINTETICO: Ottime prove attoriali, con un McConaughey semplicemente strepitoso. Anche l'Arkansas non ne esce affatto bene ed il sogno americano è sempre più lontano dal realizzarsi. Film tutto sommato solido e ben girato, ma che finisce per perdersi un po' in se stesso dando a tratti l'impressone di non sapere esattamente dove andare a parare. Comunque da vedere.

VOTO: 6+



3 commenti:

  1. A Little Rock c'è stato eletto Bill Clinton, nato a 100 miglia da lì e presumibilmente lì cresciuto.
    Per cui quando il Grande Redattore si chiede cosa c'è di interessante da fare a Little Rock, la risposta è: niente, perchè in questa località si fanno le canne e non le aspirano neanche...
    E quindi, due palle come case.
    In più hanno un tornado al minuto e migliaia di meganerds a caccia di questi ultimi (film a gogo sul tema).
    Per il resto, un sacco di spazio, tanto grano e cocacole da 4 litri la small size.
    Detto questo, il film non è male, ma sarebbe stata utile un'ultima riunione di produzione nella quale decidere cosa effettivamente si voleva dire...
    Si parla d'amore?
    Si parla di cazzi da risolvere con killer cazzuti?
    Si parla di Stand By Me?
    Si parla dei pettorali di McConaughey?
    Si parla di ggggiovani?
    Si parla d'Arkansas?
    E la guerra, il Vietnam, le armi, l'economia, la società, la pesca, i trucks....
    INSOMMA, DI CHE ACCIDENTI SI PARLA IN QUESTO FILM???????

    Non è girato/recitato/fotografato male.. Per niente.
    E' un bel prodottino, anzi.
    Però, quando finisce, spegni la tv, appoggi il telecomando e guardi l'orologio: panico, hai già dimenticato dove sei stato nelle ultime due ore!!
    E ti metti a piangere pensando di aver perso la memoria.
    Mud, nell'hard disk del tuo cervello, è già scomparso....
    Peccato. Poteva essere un megacheeseburgermacwendy'sconbaconetrechilidichilli e invece è saltata fuori una bistecchina di soja con il tofu a parte.

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  2. @Gavioli come quasi sempre, concordiamo su tutta la linea...

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