20/04/15

MAD MEN (di Matthew Weiner)




Manca soltanto una manciata di episodi alla conclusione di “Mad Men”, una delle serie più interessanti dell'ultimo decennio e, sicuramente, il prodotto di punta della "rivoluzione" AMC.

A partire dalla seconda metà degli anni zero, infatti, l’emittente via cavo statunitense, fino ad allora assolutamente generalista e praticamente vergine al mondo seriale, ha deciso di diventare, di botto, il principale competitor di HBO nel mondo delle produzioni delle serie tv. 
Per i profani, è come se all'improvviso la bottega di croste sotto casa vostra decidesse di giocarsela col MOMA, o se il Bologna F.C. pianificasse di diventare il principale antagonista del Real Madrid o del Bayern di Monaco per la conquista della prossima Champions League...

AMC era un canale specializzato in trasmissioni di vecchie pellicole in bianco e nero anni '50, con una particolare predilezione per le maratone notturne a base di film dei Fratelli Marx. Anche solo immaginare di poter provare a competere con la più prestigiosa, innovativa e cazzuta emittente televisiva del mondo (quella che aveva prodotto "The Wire", "I Soprano", "Oz", "Band of Brother" e "Deadwood", giusto per citare qualche titolo a caso) era come chiedere a Telesanterno di sbattersi per rubare il palcoscenico a SKY...

... e invece...

E invece, nel giro di pochi anni, AMC ha mantenuto l'impegno, ha zittito chi l'additava di eresia e ha buttato sul mercato robe grosse del calibro di “Breaking Bad”, “The Prisoner”, “Rubicon”, "The Killing”, “Hell on Wheels”, “Better Call Saul”, cominciando, appunto, con “Mad Man”, che se non sono riuscite a detronizzare HBO, tutt'ora leader del settote, sicuramente le hanno fatto passare dei gran brutti pomeriggi...

"Mad Men" ruota attorno al personaggio di Don Draper (interpretato egregiamente da Jon Hamm, nel ruolo della vita) e all’agenzia pubblicitaria Sterling Cooper di Madison Avenue, NY.


Siamo agli inizi degli anni ’60 e l’America è ancora ingenua, ottimista, luteranamente convinta di essere il miglior sistema del mondo, cinicamente capitalista e sessualmente pruriginosa. Nel giro di pochi anni scoppierà il finimondo e cambierà tutto: femminismo, hippye, malumori post Vietnam, crisi politiche internazionali, crisi economiche e Ronald Reagan e la famiglia Bush alla Casa Bianca. 

Ma, agli inizi degli anni ’60, il sogno americano è ancora tutto intero e pronto ad essere venduto al miglior offerente.
Mad Men” racconta come è nata e come si è diffusa l’industria del vendere aria fritta. Racconta come un’intera schiera di account, creativi, grafici, fotografi, disegnatori, mediocri impiegati e geniali visionari hanno saputo non solo venderci Coca Cola e Marlboro, ma farci credere di non poter più continuare a vivere senza di esse.

Mentre, fuori dagli uffici della Sterlin Cooper, il mondo evolve e cambia (assisteremo, nel corso delle varie stagioni, alla crisi dei missili di Cuba, all’omicidio di Kennedy, alle lotte civili guidate dal dottor King e da Malcom X), Don Draper, soci e associati continuano imperterriti a inventarsi mondi di gente che sorride, beve Glen Grant e fuma Lucky Strike come se non ci fosse un domani.


La serie è un vero e proprio miracolo produttivo: ogni più infimo dettaglio, portacenere, fermacravatta, piatto o bicchiere, costituisce l’esatta riproduzione degli originali dell’epoca. Il livello di ricostruzione degli anni ’60 è a dir poco maniacale e filologico fino al midollo. Non sembra una serie ambientata negli anni ’60, sembra una serie DEGLI anni ’60. La ricostruzione storica non si limita agli oggetti, agli abiti e alle acconciature – che pure sembrano usciti di pacca da un film di Billy Wilder - ma avviene anche, e soprattutto, attraverso una ricostruzione culturale, antropologica e sociale, che la serie riesce a mettere in scena con un rigore impressionante. 

Ogni gesto, ogni vizio, ogni atteggiamento degli early sixties è ricostruito con una precisione degna del miglior Chatwin: tutti bevono come degli alpini in licenza e fumano come delle ciminiere, alla faccia del bigotto perbenismo che ha infarcito la televisione ed il cinema degli anni ’90!!! Non c’è marito che non tradisca la moglie con la segretaria, ma non c’è neppure uomo che non si tolga il cappello ogni volta che una signora si accomiata o saluta.
Gli anni ’60 non sono descritti come un'epoca d'oro perduta nel passato; non erano il giardino dell'Eden prima della corruzione dell'anima e dello spirito... negli 'anni 60 di "Mad Men" si scopa, si tradisce, si beve pesante e si gioca sporco; se c'è da approfittarsi di qualche debolezza altrui, ce ne si approfitta come si è sempre fatto in ogni altro momento della storia dell'uomo... di diverso, c'era che quella, a differenza di oggi, è stata ancora un’epoca in cui Educazione e Civiltà non erano sinonimo di debolezza e in cui il gesto di aprire la porta ad una signora era un istinto naturale e non qualcosa da ricordarsi solo il giorno del primo appuntamento.
Ribadisco, stiamo parlando di anni bigottissimi, falsi, infarciti di finto perbenismo e zeppi di retorica e di patriottismo melenso e nauseabondo. Ma oggi, purtroppo, non siamo affatto messi meglio. Se non altro, all’epoca, si poteva fumare nei bar e c’era un po’ più di sana educazione.





In “Mad Man”, in verità, non succede mai un cazzo: si prepara una campagna pubblicitaria (che si risolve in due battute e quattro chiacchiere, quando, invece, dovrebbe costituire il fulcro della serie) e per il resto si beve, si fuma e si tromba come dei furetti. Intere puntate “svoltano” semplicemente se Don Draper si mette o si toglie il soprabito, se January Jones sorride o meno a Tizio, o se Christina Hendrix ancheggia più o meno voluttuosamente.

Non ci sono omicidi violenti, sparatorie e inseguimenti; non ci sono colpi di scena che ti fanno urlare nella notte e postare su facebook “cazzoooooooooooooo!!!!!! Noooooooooooo!!!!!!” 
In “MadMen” il massimo che può capitare è che Caio tradisca Sempronia. Peraltro, facendola quasi sempre franca e togliendo così anche ogni occasione di tensione.

Non so se sia stato fatto apposta, ma mi piace pensare che “Mad Men” sia stato congegnato per rappresentare simbolicamente il mondo che descrive: come nelle migliori pubblicità, la confezione è tutto. 

In “Mad Men” non succede nulla, ma succede da dio!



Personalmente, la serie mi è piaciuta moltissimo e ritengo che meriti, senza dubbio, uno sguardo attento.  

"Mad Men", a differenza di quel che si potrebbe pensare a prima vista, non è un semplice telefilm di ambientazione e di ricostruzione storica... per quanto i favolosi anni '60 siano ben ricostruiti, per quanto siano ben evocati e per quanto risultino convincenti e filologicamente interpretati, la serie è molto di più... se bastasse una maniacale ricostruzione storica a fare di una serie un capolavoro, allora avremmo trovato la gallina dalle uova d'oro... ma non è così semplice. 
Perchè "Mad Men" è una pietra miliare della storia della televisione, mentre altri prodotti, pur realizzati altrettanto da dio e apparentemente identici, invece, rimarranno sempre solo buon intrattenimento...? Perchè "Mad Men" la conosce anche mia madre, mentre "The Hour", "Pan Am" e "Masters of Sex", invece, rimarranno sempre e solo appanangio di pochi appassionati...?

La domanda non è semplice e richiederebbe analisi ben più approfondite: forse, e dico forse, mi vien da rispondere che "Mad Men" funziona perchè in essa, come detto, la forma è funzionale al contenuto. Se devo raccontare una spy story ("Pan Am"), o la nascita di una sconvolgente ricerca scientifica ("Masters of sex"), allora mi serve la STORIA. Se l'intreccio della prima è degno di un albo di Topolino o se l'interesse per la seconda scema dopo appena cinque puntate... allora del rigore storico e dell'ambientazione mi fotte assai poco! Per intenderci, "Boardwalk Empire" sarebbe stata una roba fighissima anche come crime contemporano... così come "The Knick" o "Deadwood". Era la potenza della storia a dar loro valore, non la bellezza delle scenografie (pur straordinarie!). "Mad men", ribadisco, è riuscita - voglio credere consapevolmente - a rappresentare il meraviglioso vuoto del mondo che racconta. La pubblicità, da sempre, non vende verità, ma prodotti. Gli autori di "Mad Men" hanno avuto il talento di riuscire a venderci l'immagine più vicina ai nostri sogni del più idealizzato decennio del '900 e, al contempo, a farci riflettere che quell'epoca, in realtà, era solo un mito perfettamente, professionalmente e genialmente ben confezionato. La pubblicità vende emozioni, suggestioni ed illusioni... a nessuno importa veramente sapere dei bambini che cuciono le Nike, o delle condizioni delle fabbriche Apple in Cina. Tutti vogliono solo credere che indossando le prime si possa volare a canestro come Michael Jordan e che comprando i prodotti della mela morsicata si possa essere affamati, folli e vincenti!
Ecco, "Mad Men" apre il vaso di Pandora e, mentre ci mostra la meraviglia della confezione, ci fa riflettere anche sul fatto che il pacco sia vuoto. Ricostruendo il bellissimo e coloratissimo mito degli anni '60, ci fa scoprire che quell'epoca era solo un mito: tanto radicato, forte e consolidato, quanto inesistente, infondato e assolutamente falso. 

Meditate, gente, meditate!




GIUDIZIO SINTETICO: Se cercate l’adrenalina e l’azione e non siete contenti se non ci sono dieci morti a puntata e cinquanta ribaltamenti di trama a stagione, allora è meglio rivolgere lo sguardo altrove. Per tutti gli altri è vivamente consigliata.

VOTO: 9 


P.S.

Se la rece vi è piaciuta, sappiate che essa ha costituito la base per la puntata "Lacrime, sangue e un etto di cotto" di "Serial K: Le serie tv in radio", una trasmissione webradio che tratta di serie televisive e che scrivo e conduco assieme a due carissimi amici: Tommy e Giulio. I podcast delle passate puntate li potete trovare tutti su Mixcloud; le puntate le potete sentire in diretta ogni 2 settimane, il giovedì, dalle 19:00 alle 21:00 su Radio Strike; tutte le info, le comunicazioni, i commenti e le foto le trovate su FB. Vi aspettiamo. 


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