Certo che è veramente dura
riuscire ad inventarsi ancora qualcosa di nuovo all’interno di una saga partita
come un b-movie da quattro soldi, con un protagonista all’epoca famoso solo per i
muscoli marziani e il nome impronunciabile e, per giunta, basata su DUE idee
talmente balzane da non valer nemmeno la pena di provare a fingere che
potessero avere un senso…
Il successo mondiale del primo “Terminator”, date le premesse, era
assolutamente non preventivabile: mezzi modesti, interpreti mediocri e una
sceneggiatura con buchi logici grandi quanto il Grand Canyon.
Col senno di poi, tutti bravi a
dire che però c’era dietro il genio di Cameron
(che ha il merito di averci creduto un casino) e il carisma di Schwarzenegger
(rivelatosi uno dei più imprescindibili interpreti del cinema di genere delle
successive due generazioni). Ma, col senno di poi, non vale. Nell’anno del
signore 1984, il primo era praticamente al suo esordio (in curriculum aveva
solo la regia di “Piranha - Paura”,
pellicola divertente, ma non certo fondamentale nella storia del cinema); il
secondo, invece, vantava una quindicina d’anni di mediocri comparsate e la sua
carriera di attore, a parte il ruolo di Conan (in cui brillava decisamente più
per i volumi dei deltoidi, che per l’intensità della recitazione), non aveva
certamente lasciato alcun segno tangibile.
Insomma, tu sei un giovane
regista pieno d’idee e di buone speranze che sogni di farti un nome nel mondo
del cinema e, un bel giorno, arriva un produttore che ti dice: James, il tuo film coi piranha ci è
piaciuto… perciò abbiamo deciso di affidarti la regia di un film il cui attore
di punta è un ex culturista austriaco… se è bravo? Bravissimo. Pensa che ha due
braccia grandi come una Panda… il budget per gli effetti speciali? Beh, intanto
ci sono i bicipiti dell’austriaco e poi, forse, rimediamo un paio di raudi per
piazzare una bella scena di esplosioni e poi… ti ho già detto quanto è grosso
quel tipo, vero? Di cosa parla il film? Tranquillo, James, perché la storia è
da paura; dunque, c’è questo cyborg assassino che torna indietro nel tempo per
uccidere la madre del futuro salvatore del mondo, il quale, a sua volta, manda
indietro il suo scagnozzo perché si accoppi con mammina per concepirlo…
tranquillo James… ho già i contatti con le tv private italiane, quelli ci vanno
a nozze con questa roba…
Che vi devo dire? Bravo Cameron a crederci e a puntarci
reputazione, carriera e pensione, che ancora non aveva. Nessuna delle tre!
Cameron, a differenza di quello che avrebbe fatto chiunque altro al
suo posto, non si è limitato a svolgere il compitino e a confezionare
l’ennesimo film da vedere in replica su Telesanterno il sabato pomeriggio, ma
ci si è messo di sbuzzo buono, si è arrotolato le maniche e ha deciso di fare,
come si suol dire, di necessità virtù; il mio maestro jedi, dopo aver visto il
film, mi ha ammonito dicendomi: “osserva,
mio fedele padwan, e impara come si fa a trasformare in forza la tua debolezza”.
Mi piace pensare che la grande
lezione di “Terminator” e la grandiosità
del suo regista siano racchiuse, tra l’altro, in questa costante propensione a
guardare al di là dell’ostacolo; a sbattersene, insomma, dei limiti di budget,
di risorse e di mezzi a disposizione e a puntare sempre e comunque verso il
massimo possibile immaginabile. Per me, “Terminator”
è stato tutto questo: la capacità di trasformare le mancanze in risorse; la
strafottenza di voler imprimere personalità a un filmaccio da edicola; il
talento di riuscirci al punto da farsi perdonare dal pubblico (anzi, da fargli
scordare del tutto) le premesse bislacche della storia; la capacità di spremere
sangue dalle rape e di riuscire sempre e comunque ad ottenere il meglio
possibile da ogni attore, per quanto cane, a propria disposizione; la
consapevolezza e la maturità di un ragazzo che, già alla seconda regia, dava sempre l’impressione di saper
esattamente dove voleva andare, come e perché. Tutto ciò, in uno con lo
smisurato e inaspettato carisma del suo monumentale protagonista, riuscì ad
elevare “Terminator” molto al di
sopra della media dei film di genere della sua generazione e a trasformare il
suo regista, da sconosciuto ex camionista che aveva girato il film coi piranha,
ad autore destinato di lì a qualche anno a diventare – per incontestata
autoproclamazione – the king of the world.
Se hai quattro soldi, attori
inespressivi e una storia che proprio non sta in piedi, hai fondamentalmente
due opzioni: fare un film nonostante i limiti dei mezzi a tua disposizione;
oppure fare un film esaltando quei i limiti. La prima ipotesi avrebbe prodotto il solito film fatto di effetti
scadenti che si alternano a dialoghi scadenti che cercano di dare plausibilità
ad una trama del menga interpretata controvoglia da attori cani. In questi
casi, l’unico modo per salvare la baracca è quello di contattare immediatamente
qualche direttore di rete italiano, per rivendergli il prodotto per i
palinsesti pomeridiani estivi…
La seconda ipotesi è fare pochi
effetti, ma farli bene e metterli nei punti giusti. È ridurre il dialogo all’osso.
È girare tutto di notte. È sbrigare la faccenda della trama il più in fretta
possibile, e poi lavorare a colpi di atmosfera, di tensione, di azione. Cazzo,
usare una montagna di muscoli espressiva come una parete bianca per fargli fare
un robot muto e assassino è la migliore interpretazione del concetto di
massimizzazione delle risorse che ho visto da moltissimo tempo a questa parte.
Ecco perché, in “Terminator”, la fotografia rinunciava
alla classica palette di colori freddi e desaturati, che aveva caratterizzato
la maggior parte delle produzioni di genere fantascientifico, in favore di
forti chiaroscuri e tinte dark; ecco perché la regia rinunciava
programmaticamente e consapevolmente alla leggibilità e alla nitidezza
dell’immagine (anch’esse tipiche del genere fantascientifico: perché lo
spettatore doveva poter apprezzare nel dettaglio tutti i particolari del futuro
di volta immaginato); ecco perché il film non era solo una scusa per
legittimare un’esplosione e perché gli effetti speciali, pochi ma buonissimi,
erano sempre a disposizione della trama e mai il contrario; ecco perché la luce
e l’atmosfera viravano decisamente verso tinte lugubri e fortissimamente
gotiche. Le scene, come detto, erano quasi sempre buie, tetre, sporche e la
muta fisicità di Schwarzenegger incarnava alla perfezione il ruolo del novello
mostro di Frankenstein, il mito spietato del Golem e l’invincibilità del
Principe della Notte. “Terminator” si
basava sui temi classici della fantascienza pulp e distopica (robot, guerre
globali tecnologiche e viaggi nel tempo), ma, non potendosi permettere una
messa in scena in grado di supportare visivamente il racconto, era girato come
un horror, richiamando atmosfere e tòpoi classici del polar e strizzando
fortemente l’occhio a situazioni e ambientazioni urbane degne del miglior Carpenter, fatte di tremendi assedi,
lunghissime fughe, impossibili lotte contro nemici sempre troppo numerosi o
troppo forti per poter essere battuti. “Terminator”
era resistenza, lotta per la sopravvivenza, sfida impari contro un nemico
implacabile e invincibile che non avrebbe mai smesso di perseguitarti.
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C'è più pathos in questa scena, che in tutto "Salvation", "Genesis" e "T3" messi assieme |
“Terminator”, nonostante l’immenso contributo di Cameron, rimaneva pur sempre, nelle sue
premesse, il classico film di genere degli anni ’80: gli escamotage scientifici
che ne costituivano la base, pertanto, non erano altro che banali pretesti per
scatenare un ergumeno dalla forza mostruosa e privo di sentimenti sulle tracce
di una donna priva di mezzi e risorse per difendersi. Queste premesse, che
tenevano a malapena per legittimare un b-movie, non potevano in alcun modo
costituire le fondamenta su cui, come invece è stato fatto, edificare un intero
universo di sequel, prequel, reboot.
Per intenderci, “Star Wars” si fondava
niente-popò-di-meno che sulla guerra tra impero e repubblica, era ambientato su
decine di pianeti di tutte le galassie e aveva le spade laser, le pistole al
plasma, i cavalieri jedi, le astronavi, la Morte Nera, il Millenium Falcon, l’esercito
dei Cloni, Chube, Yoda, Darth Vader e mille mila altri personaggi dai costumi,
forme e colori più strampalati. Ci credo che potevi allungare il brodo a tuo
piacimento! Stesso discorso, con diverse modalità, per “Star Trek”. Qui il trucco fu inventarsi i viaggi spaziali di
esplorazione. Ogni viaggio portava un nuovo nemico, un diverso alleato e un
intero universo ogni volta diverso da scoprire. Anche lì, potevi tirarla lunga
finché ti pareva.
Ma “Terminator” no.
“Terminator” non era nato per diventare saga. “Terminator” si fondava su DUE idee talmente del menga da costituire
altrettanti paradossi e ambiva a un destino fatto di seconde serate su Italia 1
(nel migliore dei casi) o di pomeriggi estivi su TeleCapodistria (nel peggiore).
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I viaggi nel tempo se non hai i soldi per gli effetti speciali... |
Solo che Cameron è stato così bravo, che il suo film è riuscito, non si sa come,
a far dimenticare a TUTTI che John Connors NON POTEVA essere il figlio di Kyle
Reese e che Skynet NON POTEVA esistere prima che la mano del T-800 venisse
ritrovata nel passato.
È inutile che ci proviate. Le
premesse di Terminator sono una cagata colossale, fanno acqua da tutte le parti
e anche un bimbominkia di dieci anni potrebbe smascherarle come implausibili.
Non è questione di teorie quantistiche o di teoremi fisici. Semplicemente, non
hanno senso. Punto. John Connor, infatti, non può esistere e guidare la
resistenza nel futuro, se è vero, come è vero, che è il figlio di un tizio che
lui stesso ha mandato indietro nel tempo per ingravidare sua madre. E non può
esistere una guerra contro le macchine intelligenti, se la tecnologia alla base
di quelle macchine è stata conosciuta solo quando una di quelle macchine è
riuscita a tornare indietro nel tempo, offrendo la base scientifica per
inventarle. Cazzo, è tutto talmente strampalato che è difficile anche provare a
spiegarne il perché. Riproviamo: John Connor non può mandare Reese indietro nel
tempo, perché Reese è suo padre e finché Reese non torna indietro a mettere
incinta la signora Connors, John non dovrebbe esistere. E se John non esiste,
non può mandare Reese indietro nel tempo a concepirlo. Lo vedete? È un
paradosso da cui non si esce….
Skynet, d’altro canto, non può
avviare una guerra che porterà alla costruzione dei terminator, se la
tecnologia per costruire skynet si basa esclusivamente sul processore rinvenuto
sui resti di un cyborg venuto dal futuro. Come cazzo l’hanno costruita skynet,
la prima volta, senza l’ausilio della mano di terminator? Come cazzo può, John
Connor, essere nato prima di suo padre? Non si scappa. Le premesse poggiano su
paradossi temporali del tutto privi di senso. Ma il film era bellissimo e tutta
la faccenda scientifica veniva liquidata con due battute veloci veloci e tanti
saluti alla plausibilità scientifica. Viva Schwarzenegger con gli occhi rossi e
la mano metallica che insegue Sarah Connors e distrugge tutto ciò che gli
capita a tiro in un 1984 buissimo e tetrissimo.
Sulla carta, avrebbe potuto
benissimo finire lì. Cameron, essendo
riuscito a trasformare uno dei tanti b-movie del tempo in uno dei più
importanti film di genere degli anni ’80, aveva assolutamente fatto tombola, avviato
la sua promettente carriera e realizzato un miracolo che non si vedeva dai
tempi delle nozze di Canaa. Arnie, pure lui, ne usciva a testa altissima,
avendo finalmente piazzato in curriculum uno dei personaggi più amati e
apprezzati della sua generazione – e fottechezzo che si trattasse di un robot
inespressivo e assassino, da lì in poi, lo aspettavano almeno dieci anni di
personaggi e film memorabili. Insomma, avevano vinto tutti. Produttori, regista
e attore principale. Il pubblico in visibilio e i cinema pieni. Ma che vuoi di
più dalla vita? E invece no; invece Cameron,
non contento di aver vinto la lotteria di Capodanno, decide, pochi anni dopo,
di investire tutto il capitale accumulato su un solo giro alla roulette, su un
numero secco, e di dirigere il sequel di un film che già non aveva le basi
abbastanza solide per reggere il primo tempo del primo capitolo.
“Terminator 2”, sulla carta, era una mossa folle e rischiosissima.
Perché era impossibile pensare di riuscire a replicare il successo del primo
capitolo, le cui ingenuità narrative, gli effetti speciali fatti col Vic 20 e
la recitazione al limite del saggio di fine anno in parrocchia erano stati
tollerati e perdonati da critica e pubblico non solo in virtù della inaspettata
genialità mostrata dal suo talentuoso regista, ma anche per gli evidenti limiti
di budget e per la vocazione fortemente trash e genuina che ispirava, almeno in
teoria, tutta l’operazione. Soprattutto, nessuno si aspettava nulla da “Terminator”, da Cameron o da
Schwarzenegger.
“T2”, invece, si presenta con, alle spalle, un investimento
produttivo faraonico (inventò la moda di annunciare un film come il più costoso della storia del cinema).
Palate di soldi vengono buttate nel comparto effetti speciali. Il film sveste i
panni di modesta e coraggiosa produzione di genere per indossare quelli di
colossal da major hollywoodiana (con tutto ciò che comporta in termini di libertà
di sperimentazione e d’invenzione). Cameron
è ormai un regista affermato, che ha già girato con successo il seguito di
“Alien”, e Schwarzi è diventato una delle icone più celebrate del cinema
action. Nel 1991, quando il film uscì, tutti abbiamo temuto che Cameron avesse ceduto al lato oscuro
della forza, trasformando la sua creatura prediletta in una super-marchetta
genera-soldi e senz’anima.
Potevano farsi tutti malissimo….
.. e invece Cameron, per nulla intimidito dal budget faraonico, toglie ogni
freno inibitore e lascia correre libera la propria creatività, tirando fuori
dal cilindro quello che, probabilmente, costituisce uno dei film d’azione più
belli di tutti i tempi, riuscendo a superare da destra, non prima di avergli
sfanalato con irritante prepotenza, qualunque altro prodotto precedente,
contemporaneo e, probabilmente, pure dei successivi dieci anni. Il film era
talmente avanti e talmente bello da un punto di vista tecnico e visivo, che,
rivisto oggi, risulta ancora dannatamente ben fatto e riesce veramente
difficile pensare che siano trascorsi 25 ANNI dalla sua uscita nelle sale… pensate
solo che le spettacolari trasformazioni del T1000 erano talmente perfette da
essere state riprese pari pari, senza modificare praticamente nulla, nel film
uscito la settimana scorsa. Non dico altro!
Se guardate un film uscito anche
solo nel 2005, ossia 10 anni fa, con buona probabilità vi sembrerà di stare
guardando una roba dei tempi del muto che procede al rallenty.
“T2” è del 1991. Per cui dovrebbe essere preistoria. Invece, è ancora attuale come una sedia di Eames.
Più che attuale è eterno, senza tempo. Ritiratelo fuori tra cinquant’anni e
sarà ancora bellissimo e potentissimo. Il buon vecchio Arnie, sempre in gran
forma e con grande autoironia, direbbe che è vecchio, ma non ancora obsoleto;
al punto che gli effetti del film sono buoni ancor oggi, che di anni ne sono
passati 25!!!
Se il successo di “Terminator”, alla fin fine, è dipeso da
una fortunata combinazione di ingredienti che hanno funzionato alla perfezione
nel momento giusto, ma che in sé, rivisto oggi, paga abbastanza il peso degli
anni, “Terminator 2” è invece un
capolavoro che al caso e alla fortuna non ha lasciato nulla. La pellicola è
stata il risultato di una pianificazione e di una strategia a dir poco geniali,
che ha saputo reinventare se stesso senza tradire la minima aspettativa del
pubblico, aggiungendo un livello di adrenalina e spettacolarità che ha
letteralmente disintegrato e mortificato qualunque altro competitor per i
successivi dieci anni.
“Terminator 2” è uno dei pochissimi esempi di sequel che non solo
avevano un senso, ma che sono risultati infinitamente meglio del film
originario per idee, effetti, realizzazione, storia e interpretazione (un
giorno, magari, ne parleremo più approfonditamente).
Dopo il miracolo del secondo
capitolo, però, bisognava avere il coraggio di finirla. Sinceramente! Insomma,
hai girato il film della vita e, contro ogni più rosea aspettativa e
pronostico, hai creato un sequel che è dieci livelli sopra il tuo capolavoro.
Non c’è proprio modo, garantito al limone, di tornare sul tema senza incorrere
in un pesante capitombolo. Insistere e riprovare sarebbe stato peccare di
presunzione, di avidità e di superbia. Proseguire sarebbe stato un affronto
alla sorte e alla benevolenza degli dei.
Ribadisco: due idee (logicamente
sbagliate) e i muscoli di Schwarzenegger possono bastare, se sei un genio a
realizzare un buon film. Cameron ne
ha tirati fuori addirittura due, per giunta fondamentali e bellissimi. Il
problema è che gli ultimi vent’anni hanno visto nascere altri tre film (e
almeno un altro in cantiere), una serie tv, decine di videogiochi, romanzi e
fumetti a profusione… Terminator è diventato un franchise che ha pagato lo
scotto di non lasciar morire una storia concepita per essere un b-movie con un
body builder come protagonista e di averla voluta far diventare una saga che
neanche Star Wars…
Gli antichi greci l’avrebbero
definita ùbris. E non sarebbe passata
impunita. Cameron, che è tutto
fuorché un cretino, non ne ha giustamente più voluto sentir parlare e si è
dedicato al mestiere di collezionare premi Oscar e incassare miliardi. Che,
come mestiere, non mi sembra male! L’avidità e la stupidità degli uomini,
invece, ci ha regalato boiate come “Terminator3” e “Salvation”. La sentenza,
per i posteri, è fin troppo facile.
Chiusa l’inevitabile parentesi
storica, che non può non essere tenuta in considerazione per giudicare il
presente, veniamo a parlare dell’ultimo capitolo.
“Terminator Genisis”, a conti fatti, è meno peggio di quel che
temevo. Vero che temevo il peggio assoluto, ma, da questa prospettiva, il meno
peggio è comunque meglio di niente.
Cosa proprio non va:
1)
Emilia Clark, sotto il profilo della recitazone, è una
cagna malata (credo che sia il termine tecnico ufficialmente riconosciuto dalle
convenzioni internazionali); già mi è insopportabile come Daeniris Targherian
in "GoT", dove non riesce a dare espressione e vigore ad un personaggio che
avrebbe tutte le carte in regola per essere una cartola da paura (stiamo
parlando di una attrice che, nella serie di punta del canale più cazzuto della
storia della televisione, dovrebbe interpretare quella che, dopo essersi fatta
sbattere pesantemente dall’assassino del fratello, partorisce tre draghi,
grazie ai quali organizza un esercito di invincibili eunuchi per riconquistare
il trono di spade strappato al suo padre pazzo e assassino e che, invece che
giganteggiare dall’alto di un personaggio clamoroso, passa le puntate a
sospirare, a piangere e a farsi plagiare e sbattere da chiunque le passi di
fianco); Emilia Clark come Daeniris
Targherian è pessima, ma come Sarah Connors è TOTALMENTE IMPRESENTABILE. Non ne
ha il fisico, il carisma e la credibilità. Del paragone con Linda Hamilton, non voglio neppure iniziare a parlare... La Clark sembra una ragazzina
sbruffona che recita a fare la dura, ma che si mette a frignare alla prima
sbucciatura. Insomma, va bene tutto; va bene inventarsi ogni volta un paradosso
temporale differente per far andare avanti un carrozzone che si è impantanato
da anni su se stesso; va bene fottersene delle leggi della fisica e della
logica… ma, cazzo, Sarah Connor non si tocca. Sarah Connor è sempre stata
quella che sapeva COSA fare e PERCHÉ doveva farlo. Sulle sue spalle, da sempre,
grava la responsabilità di generare, allevare, proteggere e addestrare il
futuro salvatore del mondo. TUTTA la sua vita è sempre stata QUESTA COSA QUA.
Che ora faccia le bizze, mi parli di amore e scriva sul suo diario segreto che
è triste perché non può fare le cose a raglio come i suoi coetanei sfigati è
semplicemente una cagata pazzesca, che non sta in piedi in nessuna linea
temporale. Neanche nel far west di "Ritorno al futuro III" dove, prima o poi,
vedremo il crossover tra McFly e Terminator e dove John Connor combatterà
Skynet, celata dentro le sembianze di una macchina da scrivere, a bordo di una
Ford Delorean trainata dai cavalli…
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Hey, ti serve del carisma...? |
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Bau Bau Bau |
2) va bene che hai deciso di mandare a puttane ogni
parvenza di continuity e di plausibilità, ma se mi racconti - SPOILER - che il
terminator è andato indietro nel tempo per la prima volta nel 1973 e non nel
1984 come mi hai sempre fatto credere, devi perdere almeno due minuti per spiegarmi
PERCHÈ e CHI ce lo abbia mandato… altrimenti puoi raccontarmi anche che ad un
certo punto è arrivato Neo e con la sua vista verde ha hackerato il mainframe
del wifi dell’internet aprendo una breccia quantica di matrice mistica che ha
permesso il balzo intergalattico a velocità ridicola… tanto il cervello lo
sbombardo con la birra e i miei neuroni sono rimasti sul comodino assieme alla
patente…
Cosa va così così:
1) la regia è onesta; si vede che Alan Taylor (chi...?) non è un improvvisato e che sa muovere bene la macchina da presa (ha lavorato in un sacco di serie giuste, da "Boardwalk Empire" a "Lost", da "Oz" a "GoT", da "Mad Men" a "Six Feet Under", "Sopranos" e "Homicide"). Manca però l’aurea di un
autore degno di questo nome e capace di improntare con la propria personalità
tutto il film, sopperendo alle cagate di sceneggiatura e alla pessima verve del cast. Di Cameron ne nasce uno ogni vent’anni, ma di onesti registi che non
sono solo degli anonimi mestieranti è pieno il mondo. Terminator è una saga che
può reggere solo se chi la dirige è in grado di compensare a colpi di carisma,
atmosfera ed emozioni una struttura narrativa che avrebbe fatto fatica anche ad
essere la base per un platform a scorrimento orizzontale.
2) il cast, a parte quella cagna malata della Clark (che è veramente impresentabile), lavora al minimo sindacale. Nessuno brilla particolarmente, neanche il
solitamente ottimo Jason Clarke, il quale, poveretto, non può fare miracoli,
dovendo fare i conti col materiale a disposizione. Neanche Bale è riuscito ad
essere un dignitoso John Connor (che faceva John Connor e guidava la
resistenza); figuriamoci qui – SPOILER – in cui John Connor fa il terminator
coi sentimenti – FINE SPOILER. Il personaggio di Kyle Reese, il padre di John
Connor, è interpretto da quello che faceva il figlio di McClane nell’ultimo “Die Hard”. Che, nel frattempo, si è
imbolsito che sembra Abatantuono a fine carriera, ma che ha una faccia che mi
sta simpatica, per cui, anche se è un mezzo cane pure lui, lo salvo. E poi, rispetto agli altri interpreti di Reese, Courtney è grasso che cola...
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Grasso che cola... |
3) la storia sembra pensata più per giustificare un quinto
(e probabile sesto) capitolo che per voler dire qualcosa sul tema. “T2” fu un capolavoro perché non si
preoccupava di essere un sequel, ma cercava invece di raccontare una storia che
avrebbe comunque funzionato di per sé, lavorando sull’evoluzione dei personaggi
di base, che, di fatto, si trasformano TUTTI in qualcosa di nuovo rispetto al
precedente film. Qui, invece, sembra che tutto sia pensato per impressionare,
piuttosto che per avere un senso. Lo abbiamo detto e ridetto. TUTTI i film di
Terminator muovono da premesse scientifiche del cazzo e da basi logiche senza
senso. Se queste sono solo pretesto per dar sfogo a carisma, azione, emozioni e
adrenalina a profusione, amen per la logica e allacciate le cinture. Il viaggio
vale comunque la pena. “Genesis”,
invece, punta moltissimo sui ribaltamenti di trama e di prospettive, spinge il
colpo di scena a costanti rilanci e lavora pochissimo sui personaggi, che sono
tutti scialbi e molto dimenticabili. Per questo il film può tenere ad una prima
visione all’oscuro da spoiler (che gli autori hanno avuto la brillante idea di
inserire nei trailer promozionali, giusto per dare l’idea di quanto credevano
nell’appetibilità del progetto) e si fa decisamente fatica a pensare di
concedigliene una seconda. Ribadisco, non è necessariamente un problema se un
film non sta in piedi sul piano logico. Certo, sarebbe meglio pensarci prima,
ma se proprio devi raccontarmi una roba senza senso, allora è meglio se me la
dici veloce e poi fai di tutto per farmene dimenticare. Se, invece, partendo da
premesse strampalate, mi costruisci un intero plot di twist pazzeschissimi che
hanno uno meno senso dell’altro e che cercano solo di far arrivare lo
spettatore alla fine talmente impegnato a non perdersi dentro l’ennesimo
paradosso temporale o all’ennesima incongruenza logica, da non farlo ragionare
sul fatto che quei paradossi e quelle incongruenze non sono dei twist super
figosi, ma delle pezze, per nascondere delle pezze, che coprono delle pezze,
messe lì per giustificare degli errori.
Non nego che il film mi abbia anche divertito, ma non mi ha mai veramente emozionato. E quanto a carisma, siamo dietro anche agli Expendables…
4) 'sta roba (SPOILER) che Skynet sia un misto tra il Cloud e il Facebook, sinceramente, mi fa un po' ridere. Son d'accordo che Zuckerberg e Steve Jobs siano simpatici come due gatti attaccati ai maroni, e che siano in parte responsabili della stupidità, se non del genere umano, se non altro delle ultime generazioni di teenager... però, da qui ad attribuirgli la paternità di Terminator il salto dello squalo è bello lungo...
Cosa funziona:
1) gli effetti speciali sono fatti da dio e il film, da
questo punto di vista, pur non essendo rivoluzionario ed innovativo come il
secondo capitolo, costituisce un ottimo prodotto, ben confezionato e assai
godibile;
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Essere cagne anche in foto... |
2)
il ritmo è buono; il film non annoia, proprio perché è
costruito per accumulo di colpi di scena. Se ogni due minuti mi cambi la
storia, se mi salti continuamente da una linea temporale all’altra, se mi
scombini le carte in tavola ogni volta che credo di aver capito almeno a che
gioco intendi giocare e se fai esplodere tutto quello che c’è sullo schermo
facendo combattere diversi Terminator tra loro… e se proprio non sei un cane, è
facile riuscire a tenere impegnata la mia attenzione. Il problema, semmai, è
dover chiedere allo spettatore, una volta che si sono riaccese le luci in sala
dopo i titoli di coda, di astenersi da ogni tentativo di analisi di quello che ha appena visto e di limitarsi, invece,
a fare un bel rutto digestivo di tutti i poppi e la birra ingurgitata durante la
visione, lasciare in stand-by il cervello e tornare a casa con un sorriso ebete
e lo sguardo assente. Perché tutti i twist, i continui cambi di prospettiva e i pazzeschissimi colpi di
scena sono assolutamente GRATUITI, dal momento che non poggiano su nulla, non
hanno il minimo senso e non portano nemmeno da nessuna parte.
3)
Schwarzenegger, per dio, si conferma un mito. Ma come
si fa a parlare male di un uomo che, pur sprovvisto del benché minimo talento
espressivo e assolutamente incapace a recitare è diventato l’icona assoluta del
cinema action americano, pur essendo di origini austriache che ne caratterizzano
ancora fortemente la dizione…? Come si fa a voler male ad un gigante che è
stato Conan, Terminator, Commando, l’uccisore di Predator e che poi si è messo
a fare il governatore della California per poi tornare a fare cinema
interpretando un robot con le rughe e i bicipiti ancora in palla…?
Shwarzenegger è uno dei pochi attori (assieme a Bruce Willis) che sa giocare
con i propri limiti, prendersi in giro quando serve e sul serio quando c’è
bisogno. La sua presenza scenica è tale da riuscire a caricare ogni film, anche
il più modesto, del valore aggiunto costituito dal suo immenso carisma. Ecco.
Schwarzenegger recita col carisma. Non parlategli di tecniche attoree, di
impostazione corporea, di uso dello spazio e di dizione. A lui non servono. Lui
ha un carisma che compensa tutto il resto e che si mangia chiunque gli passi di
fianco. Chiedetelo a Stallone che, in “Escare
Plan” ha visto l’amico rivale di sempre mangiargli la scena inquadratura
dopo inquadratura. Un gigante. Promossissimo.
GIUDIZIO FINALE: Un onesto prodotto estivo. Buoni effetti,
un sacco di twist, ma pochissimo senso. Schwarzenegger in forma e la Clark cagna
malata. Tutti gli altri sotto la media. Inutile, ma indolore.
VOTO: 6+ (perché poteva anche essere mooooolto peggio)
concordo, il film è meno peggio del previsto. io arrivo a 7-, per due motivi: (1) il film torna bene all'idea originale, cioè busserie e inseguimenti (2) la prima mezz'ora, con le scene rifatte del primo film, e i 4 Terminator che si incrociano, è strepitosa
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