20/12/12

THE DARK KNIGHT RISES (di Christopher Nolan)



Terzo ed ultimo capitolo della saga dedicata all’uomo pipistrello.

Bruce Wayne è invecchiato e segnato nel corpo e nello spirito. Sono passati otto anni dalla sfida del Joker; otto anni dalla morte di Rachel; otto anni di confino e autoreclusione. Il Cavaliere Oscuro ha salvato Gotham, accettando di caricarsi sulle spalle il peso delle colpe del procuratore Harvey Dent e di sparire per sempre. Il suo sacrificio ha permesso alla città di vincere la sfida contro il crimine organizzato. Ma a che prezzo? Il commissario Gordon è divorato dai sensi di colpa. Wayne vive rinchiuso in un’ala del Palazzo: le sue aziende sono sull’orlo del fallimento e il suo presente è popolato dai fantasmi del passato. Una misteriosa donna mascherata e l’incubo di una nuova minaccia risvegliano una rabbia antica. Batman dovrà risorgere, ancora...

La sinossi, trattandosi di un film di Nolan, è sempre ingrata e riduttiva.
Tre ore bastano a malapena per contenere un flusso narrativo che procede senza intoppi e con precisione da orologiaio svizzero: decine di personaggi, storie che si intrecciano ad altre storie, colpi di scena sorprendenti e continui… non per niente Nolan è il regista di “The Prestige”… le sue sceneggiature sono spettacoli di magia che si dipanano leggere, senza rivelare la complessità dell’ordito, la difficoltà del trucco…

Il film funziona dannatamente bene: i tormenti di Wayne, l’angoscia del vecchio Alfred, i sensi di colpa di Gordon, la voglia di riscatto di “Robin” Blake, i segreti di Selina/Catwoman, la rabbia di Bane, il riscatto di Foley… persino Miranda, che sembrava l’unico personaggio insignificante, rivela il colpo di scena più sorprendente… ecco, appunto: il prestigio!



La struttura narrativa di Nolan, simile ad una sinfonia di cui il regista è esperto direttore d’orchestra, costituisce il suo più grande pregio ed il suo più grande limite.
Molti, infatti, contestano al suo cinema una rigidità strutturale, un eccesso di amor per il racconto che diventa maniera e specchio di una pura autoreferenzialità.
Tutto il cinema di Nolan, per i suoi non pochi detrattori, è pura funzione della storia; l’immagine è sempre omaggio alla scrittura; la grande tecnica diventa regime, la capacità diviene controllo e la struttura narrativa si trasforma in prigione.
In buona sostanza, l’accusa è di essere troppo Sceneggiatore e troppo poco Regista.
Sinceramente, penso che tutto nasca da un profondo equivoco: Nolan non è Fassbinder e non ci tiene minimamente ad esserlo! Così come non è Fellini, Godard e neppure Antonioni.

Il problema è che nella miseria del cinema americano degli ultimi anni (si, lo so che è nato a Londra, ma lavora e opera per produttori statunitensi), basta che un regista infili due idee dentro un film per venire eletto al rango di Autore (vedi il cinema della Sofia Coppola che, per dirla in modo tecnico, non vale una cippa).

Ebbene, Nolan (che di idee ne ha ben più di due) probabilmente non è un Autore.
È un incantatore che ama raccontare storie. E le racconta da dio. Se provate a mettere su carta tutto quello che succede in “Dark Knight rises” non vi basterà un foglio protocollo: troppe storie, troppi personaggi, troppi colpi di scena, troppi intrecci.
Durante la visione, tuttavia, tutto questo racconto si fa liquido: non appesantisce e scorre leggero come un torrente di montagna. Provate a paragonare la trama del film di Nolan con quella de “I vendicatori”, o di “Capitan America”… film le cui storie, a parità di genere e di durata, sono sintetizzabili in poche frasi e costruite solo per giustificare un paio di botti come si deve.

È un fatto: Nolan gira filmoni di effettacci con i supereroi… ma li racconta così bene che, il suo, sembra talento sprecato… ecco che torna il bisogno di Autorialità!
Nolan è un genio, ma non è un Autore: non si interroga sul medium, non plasma la materia filmica per cercare risposte esistenziali, non brama conoscenza, non si pone domande, non costruisce nemmeno un’estetica… semplicemente, incanta raccontando belle storie. Ovviamente, come in tutte le più belle storie, esistono significati intrinseci e letture metaforiche che consentono, talvolta, una migliore comprensione del mondo… ma non è per questo che Nolan racconta… credo che Nolan racconti perché gli piace farlo.


Ed allora, liberato dal fardello dell’autorialità, Nolan può essere finalmente considerato per quello che è: semplicemente, uno dei più importanti registi di entertainment di tutti i tempi… e la trilogia del cavaliere oscuro (giudicabile solo nel suo complesso) rappresenta un vero e proprio capolavoro!

Certo, se chi va a vedere “Batman“ si aspetta di trovare Bergman credo che potrà rimanere deluso. Ma può veramente prendersela con Nolan? È come se a Maradona contestassi di non saper fare le coperture difensive di Baresi.
A volte mi chiedo, seriamente, cosa si aspetta uno spettatore dalla visione di “Dark Knight rises”. Se iniziamo a contestare Nolan, allora ci meritiamo davvero “Lanterna Verde” e “Daredevil”… in ginocchio… sui ceci… in sequenza!!!


Un mio amico saggio mi ha detto un giorno che per lui il cinema deve far sognare: deve permettere allo spettatore, per un paio d’ore, di vivere una vita diversa da quella che fa tutti i giorni: il cinema dovrebbe consentirgli di fare l’impossibile e, soprattutto, dovrebbe fornirgli l’illusione di crederci!
Ammetto serenamente che il cinema che ha descritto il mio amico non è quello che preferisco; ma, sicuramente, anche quello è cinema e, probabilmente, è il cinema che ama fare Nolan: i suoi film sono magnifiche illusioni alle quali è bellissimo credere.
E di fronte al suo cinema, mi tolgo rispettosamente il cappello!



 
GIUDIZIO SINTETICO: Grandissimo intrattetimento capace anche di far germoliare qualche pensiero: emozionante, intelligente e spettacolare! Ce ne fossero!!!

VOTO: 8








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