Poco, pochissimo horror per questo esordio alla regia del coreano Juno Mak: fantasmi che non fanno paura, morti che non disturbano e l'unico bambino della storia del cinema asiatico che non inquieta nemmeno un po' (a parte, forse, il colore insulso dei capelli); il film vorrebbe essere una parabola sul senso della morte e sulla difficoltà della sua accettazione, ma si trasforma in una accozzaglia di spunti (film horror, arti marziali, videogiochi, ghost story, thriller) senza capo né coda.
Fotografia curata, ma con fastidioso eccesso di computer grafica.
Le gemelle assassine, però, hanno un loro fascino.
Bocciato
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