Che è un po’ come dire: Black Aliens vs. young niggaz…
Allora, se decidi che il tuo
primo film, quello che hai sognato per una vita, quello con cui vuoi
presentarti al mondo, quello che segnerà il tuo destino di regista, avrà per sinossi bastardi
alieni contro ragazzini negri (perché il politically
correct si fotte nel culo!), ci sono due scenari limite: 1) sei un completo
demente! e per quanto tu sia stato lecchino, adulatore e schiavo della peggio
gente del pianeta, non ti meriti comunque l’opportunità di girare e stai seriamente
sprecando la tua vita ed attentando il nostro tempo; 2) oppure sei un genio,
uno che è avanti vent’anni sui tempi, uno che ha veramente capito tutto e noi
dobbiamo solo guardarci il film e starcene zitti. Muti. Cercando, se possibile,
di imparare qualcosa.
La verità, come spesso avviene,
sta nel mezzo. Con grande sincerità, non posso affermare che Cornish sia un genio; non posso
scommettere che riuscirà a vincere anche la prossima scommessa; non posso dire
che il suo film d’esordio sia perfetto e degno dell’hall of fame… tuttavia, mi sento libero di affermare che l’esordiente
regista inglese non è affatto un deficiente e che è stato capace di trattare
una materia potenzialmente maleodorante e molle con una solidità ed un rigore
veramente raro, tenuto anche conto dei pochi mezzi materiali ed umani a
disposizione.
Adoro Carpenter; adoro i film di ambientazione notturna e metropolitana,
meglio se in contesto periferico e disagiato; mi esalto nel clima dell’assedio;
mi intrigano da matti i film i cui eroi ne farebbero anche volentieri a meno…
Riddick, per dirne uno, mi ha fatto letteralmente impazzire al suo esordio (“Pitch black”, e non quella merda del suo
seguito) proprio perché il personaggio interpretato da Vin Diesel non solo non
era un eroe, ma era esattamente il suo opposto. Era IL cattivo. Era quello da
temere. Per questo funzionava da dio quando, di fronte al manifestarsi di un
pericolo peggiore di lui, gli toccava farsi carico della situazione e venirne
fuori. Perché gli eroi-loro-malgrado non fanno le solite
cazzate di rischiare di mandare tutto a culo per salvare un tipo che fino a
quel momento era solo un peso e pure uno stronzo… ma proprio per niente!
Riddick, se ne frega altamente di te, dei tuoi problemi e delle tue paure… se
riesci a stargli dietro – forse – potrai salvarti… altrimenti crepa! Tutto ciò,
ribadisco, rende la sceneggiatura molto più intelligente e credibile e, soprattutto,
evita quei momenti topici (che rovinano un sacco di potenziali buoni film) in
cui l’eroe abbassa l’arma per salvare la tipa in pericolo… nel mondo vero, a
quel punto, l’eroe è morto. Ed anche la tipa! PUM! Finito! Colpo in fronte! Ed
invece, nel mondo della celluloide, l’eroe riesce comunque a farcela perché il
mondo dell’eroe obbedisce a semplicissimi e prevedibili regole karmiche che
rendono i film potenzialmente buoni dei film effettivamente stupidi!
Ora, non sto dicendo che sia
assolutamente necessario che l’eroe sia proprio un bad-ass; solo che non deve crederci troppo e non deve farsi troppo il
viaggio… prendete McClane… lui, forse, la pistola la abbasserebbe pure, perché
poi non è così cattivo, ma ci sta simpatico lo stesso perché a lui, di salvare
il mondo, proprio non importa una fava… quello che piace a McClane è far
saltare i piani dei cattivi, rompergli le uova nel paniere per poi schernirli
al grido di “Yippee ki-yay pezzo
di m…”.
Ecco, questi sono i miei eroi…
gente tosta; gente dura; gente che non sono io, perché io, sicuramente, abbasserei
l’arma uccidendo – contemporaneamente – sia me che la bella in pericolo.
Tutto questo per dire che gli
eroi di “Attack the block” sono
tutt’altro che bella gente: ragazzini neri dei sobborghi popolari a sud di Londra… roba
che se entri nel loro radar è meglio avere il teletrasporto, la velocità della
luce o essere preparati a tirare fuori il portafoglio e ad abbassare lo sguardo!
Il film gioca ed amplifica questo stereotipo fin quasi ad elevarlo al rango
grottesco della caricatura… non siamo in un film di Loach o di Frears… non
si vuol redimere nessuno e non si vuole fare la solita retorica del "poveri
buoni"… Il ghetto non viene antropologicamente studiato, ma viene
urbanisticamente sfruttato come una straordinaria scenografia.
Mettetevela via! Cornish non vuole menarcela e non ha interesse a raccontarci un cazzo di
serio. Cornish vuole divertirsi e
divertirci con un purissimo film di genere che riesce, pur essendo costato
quattro lire, anche ad essere leggermente innovativo.
La novità della situazione
origina dal fatto che il regista inglese riesce a mescolare abilmente generi e
temi assai diversi tra loro (pur abusati) con una estrema naturalezza ed una inaspettata
efficacia. Quanti film di invasioni aliene abbiamo visto? E quanti film su
ragazzini violenti figli di quartieri popolari e famiglie disfunzionali? Quante
pellicole sul sottoproletariato inglese? Quanti film horror? Quanti film d’azione?
Quanti film di amicizia e avventura? Il grande merito di Cornish è quello di aver preso
tutti questi temi, generi e topoi e averli amalgamati insieme in un unico
prodotto che non abbassa mai il livello del ritmo e del divertimento. Quando
c’è da ghignare, si ghigna; quando c’è da bussare, si bussa; quando c’è da
andar giù duro, si va giù duri come dei fabbri! Questo mi piace: di solito,
queste operazioni finiscono per essere dei collage di situazioni tipo, viste
nella loro accezione più soft e stereotipata e, quindi, del tutto prive di ogni
significato o interesse. Al contrario, in questo film, ti viene sempre da
credere a tutto: credi alla rabbia ed alla pericolosità dei ragazzini; credi
alla paura della giovane che viene derubata; credi alla minaccia delle creature
aliene; credi all'improbabile allenza vittima/carnefice; credi alla madness insita nelle coree suburbane londinesi le cui
strade sono in mano a gang di cinnazzi e le case piene di fatturioni
allucinati.
Come detto, Cornish sceglie i propri eroi tra un branco di stronzetti neri che
per hobby derubano e terrorizzano ogni povero cristo che incrociano… e questa
scelta funziona da dio, perché, come detto, ci risparmia un sacco di
stupidaggini di trama.
L'ambientazione da ghetto, inoltre, è
assai interessante perché dimostra come qualunque cosa possediamo, anche la più
infima e la più detestabile, può diventare un bene da proteggere nel momento in
cui ci viene minacciata… a livello teorico, a quei ragazzini non dovrebbe
importare assolutamente una cippa dell’invasione aliena… ma
dai, vuoi davvero prenderti il buco fetido in cui vivo…? prego, tutto tuo!!!
E invece no! Alla minaccia si risponde per le rime. All’offesa si risponde
con il sangue. Questo vale un po’ ovunque, ma il ghetto rende tutto ancora più
plausibile. Ribadisco, Cornish sta
girando un film di genere e, per i suoi fini, l’ambientazione gangsta del ghetto funziona
sicuramente meglio di quella borghese delle villette Tudor. Non c’è niente da
fare: stereotipi e luoghi comuni (nonché una certa sana dose di razzismo), funzionano sempre. L’importante è che
l’intento forzatamente grottesco non si trasformi mai in lettura politica.
Altrimenti va’ tutto in vacca.
I Goonies, questa volta, non
devono trovare l’oro di Willye l’Orbo per salvare il quartiere di merda in cui
vivono… devono combattere gli alieni e prenderli a mazzate sui denti (che sono
l’unica cosa visibile degli stessi, per il resto completamente neri).
Ripeto, potrebbe sembrare la
trama di un film della Troma (scusate lo scioglilingua), ma la verità è che il
film funziona da dio, scorre morbido come il velluto e liscio come l’olio. I
giovani teppisti sono uno spasso… sono talmente credibili che si vede lontano
un miglio che non stanno semplicemente recitando una parte imparata a memoria
sul copione… onore, comunque, a Cornish perché non è mai facile sbattere
qualcuno davanti ad una macchina da presa e farlo rimanere se stesso.
Un ultimo appunto sugli alieni:
in giro non sono stati oggetto di unanimi consensi; personalmente, mi sono piaciuti un sacco e
l’idea di questi esseri completamente neri (oltre che una funzionalissima ed
evidente furbata di budget) contribuisce a creare qual clima surreale di
razzismo nel razzismo. Come dire: cosa c’è di più pericoloso di un ragazzino
nero di South London? Un alieno nero coi denti fosforescenti… youknowhatimean!??!?
GIUDIZIO SINTETICO: "Secondo
me il governo ha creato quei mostri per ammazzare i neri". Questo il
climax, sintetizzato da una delle battute più felici del film! Aggiungete un buon ritmo, ragazzini strepitosi che parlano come se
avessero una marmitta Pollini sbragata al posto della carotide e mostri alieni incazzosi
neri come la pece ed avrete uno dei vostri film d’azione dell’anno (“The Raid redemption” naturalmente, corre
in un campionato a parte).
VOTO: 7-
QUALUNQUE COSA NE PENSIATE, NON LIMITATEVI A PENSARLA... SCRIVETELA QUI SOTTO E CONDIVIDETELA!!!
Ho adorato
RispondiEliminaLo slang: questo film va visto in lingua originale!!!
I bambini Caos e Problema con la benzina nel fucile
Gli alieni neri: piu' neri del nero
Il ragazzetto che rimane bloccato nel bidone, ha un po' di credito nel telefono e deve avvertire tutti
Il fatto che nel film tutta la vicenda sembri normale pur essendo assolutamente extra-ordinario