08/07/13

PRIMER (di Shane Carruth)




Questo film parla di viaggi nel tempo. Sai che novità, direte voi… effettivamente, il tema è alquanto inflazionato, ma questo “Primer” costituisce un esperimento unico e, forse, irripetibile che, pur con i suoi numerosi difetti, merita comunque una visione.

Come detto, siamo nell’ambito del cinema di genere ed il genere è quello della fantascienza; “Primer”, tuttavia, non racconta di omini verdi che rapiscono postini del Kentucky; non ci sono guerre di mondi e robottoni giganti; niente esplosioni al plasma e nemmeno effetti mirabolanti.
Le location non sono propriamente da urlo, il design non ha impronte avveniristiche e non c'è traccia di tutine in latex che esaltano le curve delle bravissime di turno.
In effetti, in questo film non c’è nemmeno una bravissima e questa, signore e signori, è una scelta che ci spezza il cuore, ma che, al contempo, non possiamo non plaudere per il coraggio e l’audacia .

Ma ancor più coraggio ed audacia occorrono per raccontare una storia avente per protagonisti degli intrippati di fisica che parlano come degli intrippati di fisica e che non sono nemmeno simpatici come quelli di “The big bang theory” e che fanno cose che solo a partire dalla seconda visione (per non dire dalla terza o dalla quarta) cominciano a risultare appena comprensibili per chi guarda.


La cosa divertente è che la trama è semplicissima da cogliere e, allo stesso tempo, complessissima da seguire (giuro che non rovino niente spoilerando un po’ in qua e un po’ in la… tanto non ci capirete una mazza lo stesso).
Allora, Tizio attrezza il proprio garage a laboratorio di fisica e un giorno, per puro caso, scopre la macchina del tempo; ovviamente la prova e corre subito a raccontarlo all’amico. Figata!, pensano i due…magari ci si può far su un sacco di soldi azzeccando le previsioni in borsa! Poi, naturalmente, tutto si incasina, qualche dettaglio sfugge al controllo e la vicenda prende una bruttissima piega. Morale: dai retta alla tua mamma, esci di camera e vai a giocare con gli altri bambini; che se poi mi ingarbugli la linea temporale è un casino….


 “Primer” racconta con preteso rigore scientifico i paradossi ed i rischi connessi ai viaggi temporali; il procedimento è fin troppo banale: si accende la macchina del tempo all’ora x; poi ci si chiude per sei ore in camera (per non rischiare di incontrare nessuno, soprattutto l’altro se stesso); passate le sei ore, si torna dalla macchina del tempo e ci si entra dentro; si esce sei ore prima al momento dell’accensione; il giorno dopo l’operazione si ripete.

Ebbene, in un amen ci troviamo di fronte a qualcosa come 9-10 diverse linee temporali che si incrociano e intersecano tra loro al punto che nessuno è più in grado di stabilire chi sta facendo cosa.
Primer” è pura speculazione fisica applicata alla trama di un film a basso budget. L’idea – in sé – è grandiosa, ma non tutto funziona a meraviglia.

È nato prima l’uovo o la gallina?  La domanda non offe spunti interpretativi sul film, ma su quello che esso rappresenta e sul giudizio che si vuole darne.

Mi spiego: “Primer” è costato $7.000. In tutto!
No, non è un refuso: settemila dollari.
Lo so anch’io che tuo cugino ha speso di più per le foto ed il filmino del matrimonio che ti tocca sorbire tutti i Natali. Non ci compri nemmeno una “Duna” usata con 7.000 dollari!!!
Ma non è tutto.
Primer” ha incassato, solo negli Stati Uniti, più di 420.000 dollari. Il rapporto costi guadagni è semplicemente imbarazzante (fate voi il calcolo perché sono ancora preso a contare il succedersi delle timeline presenti nel film.. credo, comunqe, che si aggiri attorno al 6.000%).
Primer” non solo non è costato un cazzo ed ha guadagnato meglio del 95% dei film italiani degli ultimi vent'anni, ma è riuscito pure ad accaparrarsi il gran premio della giuria al “Sundance”, che non sarà un festival da cui escono esclusivamente capolavori, ma che non è nemmeno la sagra del borlengo a Rocca di Roffeno.
Che vi devo dire? Shane Carruth ci deve aver creduto un botto visto che lo ha scritto, diretto, montato, recitato, prodotto e persino musicato. Il film è intelligente e interessante, ma – e la domanda non vuole essere né retorica né provocatoria – ne parliamo e ne parleremo perché è effettivamente un bel film nonostante i 7.000 dollari di budget? O perché è un film con un sacco di difetti che però è costato solo 7.000 dollari?
Quindi, è nato prima l’uovo o la gallina…? dipende.


Da un punto di vista produttivo il film mangia in testa a tutti ed ha pochissimi rivali nell’intera storia del cinema. Forse solo “El Mariachi” di Rodriguez o il primo “Saw”, hanno incassato di più in rapporto al modesto costo iniziale).
Dal punto di vista prettamente cinematografico, tuttavia, le cose si fanno più complicate: la regia, infatti, è abbastanza piatta e monotona; il montaggio non agevola la comprensione; la sceneggiatura è veramente ermetica e ci sono un sacco di domande che rimangono prive di risposte e di eventi che sembrano avvenire per caso o senza spiegazioni plausibili (ad esempio, come scopre la macchina del tempo il sig. Granger? e come fa ad usarla?).

Ora, si può giustificare ognuno di questi difetti limitandosi a prendere atto che il film è costato solo 7.000 dollari. Fate voi di meglio, se ci riuscite!
Oppure, si può riconoscere che Carruth è stato tanto geniale e coraggioso nell’ideazione del plot quanto meccanico, schematico e poco brillante nella sua messa in scena.
Non ne faccio una questione di qualità (tecnica) del prodotto, quanto di resa: non mi interessa se la fotografia è sporca; se l’immagine poco nitida; se i colori sono piatti; se la recitazione è quel che è; o se un piano sequenza o un movimento di macchina risultano tecnicamente imperfetti… “Clerks” era girato di merda, ma era un capolavoro che riusciva a fare della sua miseria tecnica un elemento aggiunto, restituendo, con la sua forzata amatorialità, una forte dose di realismo (e, soprattutto, ti inchiodava alla sedia facendoti sbellicare dal ridere, perchè quello era il suo scopo principale).
Il mio timore è che i principali difetti di “Primer” non siano dovuti al budget.
Mi spiace dover constatare che, nonostante la genialità dello spunto, il film proceda con una certa fatica, sia poco agevole da fruire, approssimativo in alcuni passaggi e, soprattutto, alquanto noioso.

Paradossalmente, nonostante Carruth sia regista, scrittore, sceneggiatore, musicista, interprete, montatore e persino produttore del film, manca completamente la sua impronta; il film si caratterizza più per quello che non è, che per quello che dovrebbe essere: non è un film d’azione; non è un film d’autore (nel senso che non emerge una poetica o una visione del mondo propria del regista), non è un documentario; non è un pamphlet; non è un prodotto per fanatici del genere; non è un esperimento d'avanguardia.

Mi è piaciuta moltissimo l’idea di ambientare un film di fantascienza dentro una camera d’albergo, un garage ed un deposito merci. Adoro i viaggi del tempo ed i paradossi che sottendono. Mi piacciono le trame incasinate e contorte. Ma il film deve funzionare. Se non funziona (e non mi interessa sapere perché: soldi, sfortuna, incapacità, tifoni o cavallette) il film è comunque sbagliato. Punto.
Se giri “2001 Odissea nello spazio” con un super8 Zenit degli anni ‘70 comprato in piazzola e quattro sfondi di compensato, possono succedere solo due cose: o tiri fuori un capolavoro, e allora sei un cazzo di genio; oppure giri una porcata immonda, e allora non mi interessa se hai avuto l'idea della vita, se il film era potenzialmente una figata pazzesca... rimane che è brutto e le migliori intenzioni  si vanno ad aggiungere a quelle che lastricano la strada del fallimento.
Se il problema è il budget, chiedi più soldi o fa un altro film: nessuno ti obbliga a fare un film da dieci milioni di dollari con dieci sterline.
Quello che mi fa incazzare è che, a Caruth, il budget sarebbe pure bastato per realizzare un capolavoro (l'intelligenza del plot giustficava e legittimava la povertà delle location, i ritmi bassi e poco spettacolari dell'azione ed anche una certa amatorialità della recitazione); il problema è che il regista non è mai riuscito a dare ritmo e personalità al suo film il quale, alla fine, si perde un po’ per strada e non mantiene tutte le promesse fatte.




Sia chiaro, "Primer" non è un brutto film, ma un regista brillante ne avrebbe potuto tirare fuori un capolavoro di cui ci saremmo riempiti la bocca per i prossimi dieci anni. Invece, il film è del 2004 ed il regista è riuscito a fare il secondo solo quest'anno (2013). Vedremo...

GIUDIZIO SINTETICO: Ambizioso, coraggioso e persino geniale. Purtroppo, manca completamente di ritmo o, meglio ancora, manca dell’impronta del suo autore che non si capisce bene dove volesse andare a parare.
Tanto interessante, quanto ermetico.
Merita comunque una visione, ma preparatevi ad un film assai complesso e un po' noioso.

VOTO: 6+

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